Post emergenza. Il calendario delle riaperture e l’a, b, c delle norme da seguire

Post emergenza. Il calendario delle riaperture e l’a, b, c delle norme da seguire

Ce lo insegna l’Oriente. Anche in Cina, dove il ritorno ad uno stile di vita ‘normale’ si respira, giorno dopo giorno, più vicino, le misure di prevenzione al contagio non si allentano. Benché l’emergenza sembri dietro le spalle, ci si premura ugualmente di preservare comportamenti idonei – come indossare le mascherine o rimanere ad un metro l’uno dall’altro – atti ad evitare il reiterarsi degli eventi.

Nel Bel Paese l’orizzonte si intravede appena. Il decreto emanato a marzo dal Governo verrà, con tutta probabilità, prorogato. E’ vero, nell’ultima settimana lievi miglioramenti si sono registrati, ma le cifre non lasciano spiragli alle incertezze. La ‘serrata’ proseguirà fino a dopo Pasqua e c’è già chi accenna ai primi di maggio. Niente bar. Chiusi i ristoranti. Abbassate le serrande per tutte le attività commerciali, valutate non di prima necessità. Così per i parrucchieri, i centri estetici, i negozi di abbigliamento, e così via.

Il nuovo provvedimento entrerà in vigore sabato prossimo e sarà valido fino al 18 di aprile.

Nella riunione del Comitato tecnico scientifico è emersa la valutazione di prorogare tutte le misure di contenimento, almeno fino a Pasqua. Il Governo si muoverà in questa direzione“, ha reso noto Roberto Speranza, titolare per la Salute.

Fino al 12 aprile – stando alle informazioni che giungono dal Comitato tecnico-scientifico, lo stato delle cose non subirà alterazioni. Si prefigura, invece – almeno in linea teorica – la possibile riapertura di alcune tra le aziende, come le imprese legate all’agroalimentare oppure le chimiche, non comprese nell’elenco dei servizi essenziali. Le suddette realtà saranno tenute, in ogni modo, a dimostrare il proprio grado di regolarità, rispetto alle norme da seguire, prime tra tutte l’obbligo al mantenimento della distanza di sicurezza e la dotazione di dispositivi di protezione per tutti i dipendenti.

Nel ventaglio degli scenari che si pongono allo sguardo del Consiglio dei Ministri sono da valutare diverse incognite. Non sfugge il disagio di chi, vincolato a casa, si ritrova privo di stipendio e neppure la morsa in cui, inevitabilmente, in molti finiscono per sentirsi strangolati, impossibilitati a varcare la soglia della propria abitazione. La consapevolezza, tuttavia, richiede polso di ferro, laddove ogni esitazione potrebbe rivelarsi fatale.

Secondo il Viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, il picco lo si toccherà entro una decina di giorni. Dopo di che il numero dei contagiati dovrebbe iniziare una lenta – doveroso sottolinearlo – discesa. Nella lista delle eventuali riaperture pagano, evidentemente, il fio i luoghi di assembramento: discoteche, pub, sale convegni… l’esigenza è infatti, soprattutto, quella di arginare calca e affollamenti. Premura, non agevolata dall’arrivo della bella stagione.

Un occhio di riguardo, nella fatidica data del Big Bang, dovrà quindi riservarsi alla disposizione (ad es.) dei tavoli, nelle zone comuni, piuttosto che agli impianti di areazione.

C’è ansia di ripartire. Lo dimostrano le prese di posizione di opinionisti e politici – non ultime le esternazioni di Matteo Renzi e Beppe Grillo. Ma gli esperti sono espliciti nel ribadire che scelte affrettate potrebbero produrre danni incalcolabili. Ciò spiega l’out alla rimessa in essere di palestre, manicure, centri benessere… Troppo acceso il rischio di contatto tra i clienti.

Il pericolo – avvertono gli scienziati – è una nuova trasmissione del virus all’interno delle famiglie e che ciò crei una nuova, grave emergenza. La ripresa deve essere graduale, tale da evitare che i ‘positivi’ vadano in giro.” La parola chiave, dunque, si traduce in pazienza. Paradosso che, se non fosse per la situazione, strapperebbe un velato sorriso, nell’era della globalizzazione, dove la politica del ‘tutto e subito’ scandisce i ritmi del districarsi quotidiano.

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