Covid e Corona. Ecco i gemelli figli della pandemia

Covid e Corona. Ecco i gemelli figli della pandemia

Appena nati, eppure già segnati dal destino. Quello che è toccato ai loro genitori, nel momento in cui, in procinto di metterli al mondo, si trovavano investiti da un qualcosa di inesorabile. Un evento al di sopra delle aspettative, impossibile da prevedere.

Da arginare, non si sa.

Eccoli al mondo, dunque, Covid e Corona, perché è così che hanno voluto si chiamassero mamma e papà. In quel di Rampur, in India, un maschietto e una femminuccia hanno parte della propria storia già scritta e si apprestano a percorrere l’esistenza, con un bagaglio appresso non da poco.

Una scelta insolita, motivata dalla volontà di donare ai piccoli il senso della memoria. Il ricordo delle difficoltà affrontate per venire alla luce. Difficile, poi, codificare se realmente di luce si tratti…

Un indirizzo di Buon auspicio

Il parto è avvenuto dopo aver affrontato diverse difficoltà ed io e mio marito volevamo ricordare la giornata. Ovviamente il virus è pericoloso e pericoloso per la vita, ma il suo scoppio ha fatto sì che le persone si concentrassero su servizi igienico-sanitari e apprendessero altre buone abitudini.

Quindi, abbiamo pensato a questi nomi. Quando anche il personale dell’ospedale ha iniziato a chiamare i bambini Corona e Covid, alla fine abbiamo deciso di chiamarli come la pandemia“. Queste la spiegazione della madre – Preeti Verma – riportata dai tabloid britannici.

Sono convinti – forse – padre e madre. Hanno spiegato, infatti, che non escludono un ripensamento dell’ultima ora.

Tant’è. Dall’alba del 27 marzo, circa un’ora dopo che la coppia è riuscita – dopo svariate peripezie – a trovare un ospedale in cui poter chiedere assistenza, le due piccole realtà esistono, e portano incastonata l’effigie di un momento, che va al di là della loro nascita.

Godono di buona salute, Covid e Corona. E chissà se, nati in periodi storici differenti, avrebbero assunto i tratti del ‘male’ del momento’. Forse li avremmo incontrati, salutati, riconosciuti… chiamandoli Peste Nera l’uno (da decameroniana memoria) e Spagnola l’altra (figlia del primo dopoguerra)… Chissà. Oggi esistono. Ed è così.

Piangono, mangiano, dormano, urlano… a dispetto di tutto, con l’ingordigia di vita che, sola, permette di potersi sentire arroganti, perfino nei confronti della più nefasta delle pandemie.

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