34 anni di Chernobyl. Il mistero che si svela…

34 anni di Chernobyl. Il mistero che si svela…

Ci sono voluti ben 34 anni per dirimere le sorti di uno tra gli eventi più raccapriccianti e intensi del secolo appena trascorso. Finalmente – lo si può ben dire – sono stati rilasciati i documenti segreti, riguardanti il peggior incidente nucleare che il mondo ricordi.

Chernobyl, quel 26 aprile 1986, lasciò l’Europa tutta con il fiato sospeso. Un disastro, mai definitivamente chiaro e che, oggi, nuovamente, torna a far discutere.

All’epoca, i funzionari dell’Unione Sovietica cercarono di seppellire la verità. Tuttavia, la gravità della situazione – l’ormai noto livello 7 – nel momento in cui un reattore dello stabilimento vicino a Pryp”jat’ (oggi territorio Ucraino) esplose, si esibì talmente evidente, che poco o nulla si poté operare, per insabbiare l’accaduto.

Migliaia furono i morti: a causa non solo dell’evento, ma anche in sua conseguenza. Nei giorni, nei mesi, talvolta negli anni successivi all’esplosione, i casi di avvelenamento da radiazioni o condizioni correlate ad esse, si moltiplicarono.

Desecretati i documenti su Chernobyl

Dopo la recente serie televisiva targata HBO, negli Stati Uniti e, in simulcast, mandata in onda su Sky Atlantic nel Regno Unito (poi divulgata anche in Italia), nel 2020, gli archivi di questo surreale racconto si rendono accessibili; pubblicati in un libro, edito dal servizio segreto ucraino, SBU.

Nella ricostruzione, si evidenzia l’avvicendarsi degli errori, che hanno accompagnato l’impianto dalla sua apertura, nel 1971, fino al giorno del disastro. Da allora, la centrale (rimasta parzialmente in attività, fino al 2000) è stata circondata da una zona di interdizione, a causa del rischio di radiazioni.

Questa raccolta contiene 229 documenti, la maggior parte dei quali sono stati pubblicati per la prima volta. Alcuni di questi, affermano come l’incidente sia avvenuto addirittura prima dell’aprile 1986, riporta, in una nota, il centro stampa della SBU.

Il direttore dell’archivio statale, Andriy Kohut, rivela: “Tra i documenti inclusi nel nuovo libro, ci sono notizie di incidenti avvenuti nel 1986; una trascrizione di conversazioni telefoniche nella centrale nucleare di Chernobyl, nella notte del 26 aprile; una copia del primo rapporto dell’incidente; informazioni sull’inizio delle indagini e sulla costruzione del sarcofago“.

Un ricordo che non deve morire

Anton Drobovych, presidente dell’Istituto ucraino di Memoria Nazionale, ribadisce quindi l’intenzione di divulgare quanto noto. Una maniera, per chi ancora non ne è al corrente, per conoscere i dettagli della tragedia e, al tempo stesso, un’azione preventiva, a discapito del possibile ripetersi di un accadimento, di cui ancora si stenta a credere.

Sebbene siano trascorsi più di 30 anni, una tragedia così massiccia non può essere dimenticata“, sottolinea Valeriy Seyda, primo vicedirettore generale della centrale nucleare di Chernobyl. L’unico possibile tentativo per salvaguardare il senso della memoria che, solo, riesce ad tenere alto il livello di allerta, rispetto all’orrore che di recuperabile, una volta commesso il danno, non ha nulla.

E, in effetti, ancora oggi, intorno alla centrale regna l’insicurezza e la paura, figlia del vissuto, non accenna a tacere. Né, forse, deve.

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