Da Rocambole a Patty Pravo: le avventure della ‘ragazza del Piper’

Da Rocambole a Patty Pravo: le avventure della ‘ragazza del Piper’

Nel suo 21° lavoro, dal titolo: ‘Notti, guai e libertà‘ (1998), album che conta, peraltro, su collaborazioni eccelse: da Battiato a Ruggeri, da Dalla a Guccini, e poi Vecchioni, Lavezzi e tanti altri… uno dei brani – La strada per un’altra città – così recita:

La mia vita sarà oggi qui, poi domani chissà. Cosa sono non so, ma so chi non sarò mai…” – e prosegue – “Lo so, c’e’ una parte di me, romanticissima, che vuole restare con te.
Pero’ c’e’ un altra parte, che sa che tutto ciò che verrà, va catturato di qua. Chissà cos’è che c’è. Voglio sempre di più..
.”

Canta Patty, con quel fare irrequieto che sembra pervaderla da sempre, proprio come quel nome, suo ma non suo… La ragazza del Piper è nata quasi per caso e, da allora, si è coscientemente determinata. La vita ha scelto di consumarla: vorace, eclettica, curiosa. Come quando, terminati gli studi al Conservatorio, decise di immergersi in quello che, allora, rappresentava il cuore della Beat Generation. Al ritorno da Londra, Nicoletta era pronta per disegnarsi ad icona moderna, trasgressiva, anticonformista del panorama musicale italiano.

Nel 1966, il brano che la lanciò: Ragazzo Triste, fu il primo – dichiaratamente pop – a risuonare nell’etere dalle frequenze della Radio Vaticana. Un esordio, da censura. La Rai impose la sostituzione di un verso. Così “scoprire insieme il mondo che ci apparterrà” si tradusse in “scoprire insieme il mondo che ci ospiterà“. Troppo esplicito, il primo. Esageratamente contestatario.

E così via, un successo dopo l’altro e ben oltre lo Stivale, a disegnarsi senza confini, Lei. Illimitata. Spinta dal desiderio insaziabile di sperimentare, di vedere, di provare… Un fenomeno in perenne evoluzione, perché la scoperta, principalmente, l’ha rivolta verso se stessa.

La bionda, dai tratti androgini, consumava gli uomini così come faceva con le sigarette. Sposata cinque volte, ai matrimoni fecero seguito altrettanti divorzi. E relazioni… complicate. Come quella, chiacchieratissima, con Riccardo Fogli, a cui si legò, con rito celtico, in Scozia, laddove entrambi – Lui e Lei – erano già evidentemente vincolati, in Italia.

Del resto, l’anarchica Guy Magenta – primo nome d’arte – ha sempre nutrito un debole per i musicisti. Lo erano i suoi numerosi consorti… tranne uno. Franco Baldieri, secondo ad impalmarla, fu comunque interprete, insieme alla ‘nostra’, di un’unione ‘scandalosa’. Inutile sottolinearne il clamore, quasi che, nelle altre occasioni, non fosse stato altrettanto.

Quello con l’antiquario romano fu un incendio divampato all’istante. Le nozze vennero celebrate il 2 febbraio 1972, in Campidoglio, la sera successiva a quella in cui i due si incontrarono.

Abbiamo passato la notte insieme, scoperto di essere anime uguali e, la mattina, ho messo la pelliccia sul pigiama e siamo andati in Campidoglio, a sposarci“, racconta Patty, al Corriere della Sera, con la stessa nonchalance di chi potrebbe parlare delle sue scarpe nuove.

Divertita, ironica, e chissà – forse disillusa – ricorda quell’unione lampo, destinata a consumarsi frettolosa: “È durata poco. Non perché era gay, cosa che già sapevo, ma perché ho incontrato Riccardo Fogli“. Incontro che, peraltro, decretò, per il front-man dei Pooh, non solo la separazione da Viola Valentino, ma anche la fine della collaborazione con gli altri componenti dello storico gruppo. La Yoko Ono ‘nostrana’, così l’apostrofarono. E chissà se anche allora ne rideva, la terribile mantide.

Non tutti forse conoscono la fiaba della rana e dello scorpione. Eppure, il racconto di questa pirotecnica esistenza è assi simile e altrettanto affascinante. Il connubio Pravo/Baldieri durò appena due settimane. A scriverne la rottura, irreparabile, fu un episodio, in particolare: “Una notte rientrai dal lavoro, alle cinque – ricorda, ancora, la cantante – e venne ad aprirmi questo signore, in vestaglia e pantofole. Mi resi conto che io non sapevo chi fosse lui e che lui non sapesse chi fossi io”. Un’andata/ritorno senza paracadute, insomma.

Buffo notare che quel ‘dirsi ciao’ si consumò talmente improvviso, da rimuovere dall’artista perfino l’idea di annullare la consacrazione di quel sì, pronunciato, ancora una volta, nella smania di vivere a mille, bruciando ogni tappa. Se ne accorse poi, solo quando, nel 1982, di nuovo all’altare con Jack Johson, chitarrista statunitense, scoprì di essere bigama.

Ma, in fondo di strano che c’è, per una che della ‘bizzarria’ ha voluto rappresentarne l’emblema, imprimendone la cifra personale?

LEGGI ANCHE: Una, cento, mille Mina! La tigre di Cremona compie 80 anni

CONSULTA LA SESSIONE SPETTACOLO E TV

Commento all'articolo