Imparare in fretta? Si può. Bastano sei semplici abitudini…

Imparare in fretta? Si può. Bastano sei semplici abitudini…

In un mondo che cambia a vista d’occhio, la capacità di apprendimento assume i tratti di una necessità. La buona notizia è che non serve una dote naturale per imparare, anche nel caso in cui, a disposizione, si abbia poco tempo. Lo dimostrano Charles Darwin, Leonardo da Vinci e il fisico vincitore del premio Nobel, Richard Feynman, che hanno apertamente affermato di non possedere un’intelligenza eccezionale.

Tutti siamo forniti degli strumenti per padroneggiare una nuova disciplina. Con la giusta tecnica – in poche parole – non esistono ‘confini’.

Tutto sta a trovare il modo…

1. Chi apprende velocemente legge molto

Leggere è per la mente ciò che l’esercizio fisico è per il corpo. Dona la libertà di viaggiare in termini spazio-temporali, offrendo una visione più vasta e dettagliata, rispetto ad idee, concetti e quantità di nozioni.

Il cervello, sui libri, si mantiene attivo: evolve, stabilendo nuove connessioni, a seconda del tipo di materiale con cui si confronta.

In effetti, studenti ‘modello’ e personalità di successo condividono l’apprezzamento per i libri. Leggere è comparabile ad un’opportunità, per migliorare la propria vita, carriera e/o attività.

Elon Musk è cresciuto leggendo due libri al giorno, stando a quanto racconta il fratello. Bill Gates legge 50 libri l’anno. Mark Zuckerberg, almeno un libro, ogni due settimane. Warren Buffett impiega dalle cinque alle sei ore al giorno, per scorrere cinque giornali e 500 pagine di relazioni aziendali.

In un mondo in cui l’informazione è la nuova valuta, la lettura rappresenta la migliore fonte di scambio.

2. L’apprendimento è un processo

Apprendere ha il sapore di un viaggio, non conta la destinazione.

Un percorso, che dura una vita, auto-gestito, dall’inizio alla fine. La parola chiave? Curiosità.

Un viaggio di apprendimento è una raccolta curata di risorse, sia formali sia informali, che possono essere utilizzate per acquisire competenze, per un ruolo specifico e/o un’area tecnologica“, sostiene Sonia Malik, di IBM.

L’apprendimento è dunque un investimento che, di solito, si ripaga da solo.

Non abbisogna di una meta. Basta il miglioramento, costante. Si iniziano a padroneggiare nuovi principi, visioni del mondo, modelli di pensiero… La ricerca “continua, volontaria e auto-motivata” della conoscenza incrementa – insomma – il livello di maturità.

3. E’ uno stimolo per la crescita

Difficile sbagliare, coltivando una mentalità basata sulla crescita. A tal proposito, la teoria dell’apprendimento sviluppata dal dott. Carol Dweck ruota attorno alla convinzione di poter migliorare intelligenza, abilità e prestazioni.

Gli analfabeti del 21° secolo non saranno coloro che non sanno leggere e scrivere, ma quanti non possono imparare, disimparare e riapprendere“, sostiene Alvin Toffler, scrittore, avanguardista e uomo d’affari, noto per le sue opere, che illustrano le moderne tecnologie.

Una mente aperta stimola la concentrazione sugli obiettivi, influenza il senso di motivazione e contribuisce, nell’individuare nuove strade per evolversi.

4. Condividere il proprio bagaglio conoscitivo

Secondo la ricerca, gli studenti mantengono circa il 90% di ciò che apprendono, nel momento in cui ripetono il concetto o ne fanno uso, nell’immediato.

Trasmettere, nella ripetizione, il proprio bagaglio di conoscenze è uno tra i modi più efficaci per ricordare le informazioni appena acquisite. Gli psicologi la chiamano: “pratica di recupero“, tra i modi più affidabili per rafforzare la memoria.

Richard Feynman suggerisce che si possa intimizzare un argomento insegnandolo e andando a scovare, nella mente, i termini più semplici per spiegarlo.

Conosciuto come il “Grande Spiegatore“, lo scienziato era riverito per la sua capacità di rendere accessibili anche gli argomenti più ostici, come quelli riguardanti la fisica quantistica. Tecnica – peraltro – chiaramente raccontata nella biografia di James Gleick: “Genius: The Life and Science of Richard Feynman”.

In sintesi, nel processo di apprendimento conta anche la ‘condivisione’.

5. Allenare il cervello

Mantenere il cervello in salute lo rende acuto.

Ciò significa sostenerlo con alimenti associati al rallentamento del declino cognitivo: mirtilli, verdure (verdure a foglia verde: cavolo, spinaci, broccoli), cereali integrali. Ricavare le adeguate proteine ​​da pesci e legumi e scegliere grassi sani insaturi (olio d’oliva), piuttosto che saturi (burro).

Frutta e verdura – lo si è ripetuto tante volte – combattono lo stress ossidativo, ed è bene ricordare che è più facile proteggere un cervello sano, anziché provare a riparare il danno, una volta presente.

6. Pause brevi, presto e spesso

Le pause sono fondamentali.

Tutti pensano di aver bisogno di ‘pratica, pratica, pratica’… Invece, abbiamo scoperto che il riposo… è altrettanto importante“, afferma Leonardo G. Cohen, ricercatore senior presso l’Istituto Nazionale di Disturbi Neurologici e Ictus del NIH.

I ‘tempi morti’ aiutano il cervello a solidificare i ricordi.

Gli esperti del Center for Academic Success della Louisiana State University raccomandano sessioni di 30-50 minuti: “Meno di 30 non sono sufficienti, oltre i 50 sono troppi“, spiegano.

Le reti neurali del cervello hanno bisogno di cronometrare le informazioni. Distanziare l’apprendimento aiuta a memorizzarle in modo più performante. D’obbligo, dunque, il tempo del riposo e del recupero.

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