Decaffeinato: la bevanda che tutti vogliono ma poco conoscono

Decaffeinato: la bevanda che tutti vogliono ma poco conoscono

Mi dà un deca?”, si domanda al bar dove, nell’accezione più comune, quest’ultimo sta, appunto, per decaffeinato. Ebbene, nella controversia tra favorevoli e contrari, andiamo a scoprire qualche dettaglio in più su una tra le bevande più consumate del Bel Paese…

La versione decaffeinata è probabilmente la preferita da parte di chi, intollerante agli effetti collaterali della caffeina, ama comunque consumare il proprio rito quotidiano, compreso di aroma e gusto. Secondo quanto appreso da più fonti, la versione light – per così dire – può apportare all’organismo una serie di benefici, tra cui alcuni, del tutto inaspettati.

UN ACCENNO’ DI STORIA…

Il caffè decaffeinato nacque all’inizio del XX secolo. Ad inventarne il processo fu Ludwig Roselius, per conto della “Kaffee-Handels-Aktien-Gesellschaft“; il primo in commercio fu il caffè HAG.

Decaffeinizzazione: come avviene

Sono due i processi in uso. Tra questi, quello che preserva maggiormente le caratteristiche organolettiche e gustative del prodotto è senz’altro la procedura con anidride carbonica superattiva. Più selettiva nella rimozione dell’alcaloide, sacrifica anche meno composti secondari, tra cui gli oli naturali dei semi.

Procedura con acetato di etileProcedura con anidride carbonica supercritica
Diluizione della caffeina dai semi verdi crudi di caffe’ con acetato di etile, che separa la frazione lipidica ricca di caffeinaImmersione dei semi verdi in acqua calda o Swiss Water Process, fino ad ottenere il 30-40% di umidita’ 
Trattamento a vapore, per far evaporare i solventi e separare la caffeina che verra’  recuperataPassaggio in estrattori a colonne con l’anidride carbonica supercritica a 40-80 °C e 120-180 atmosfere che estrae la caffeina, successivamente separata in un altro impianto per raffreddamento e depressurizzazione, o per mezzo di carboni attivi
Essiccazione e torrefazione.Separazione dei chicchi, essicazione e torrefazione.

Il processo di decaffeinizzazione richiede costi di lavorazione aggiuntivi. Tuttavia, la caffeina estratta non viene perduta, bensì acquistata dalle industrie farmaceutiche, che la rielaborano per renderla utilizzabile: dai farmaci ai cosmetici, agli integratori alimentari.

Decaffeinato: proprietà e benefici

Innanzi tutto, è ricco di antiossidanti, coadiuva nel contenimento dei radicali liberi, di conseguenza, offre un alto contributo alla prevenzione dell’invecchiamento. Non solo, secondo una ricerca svolta dall’Università Nazionale di Seoul, tra i benefici indiscussi è l’apporto di acidi clorogenici polifenoli, atti a scongiurare il processo ossidativo delle cellule. Contengono, infatti, questi ultimi – come noto – i valori della pressione sanguigna; modulano il rilascio di glucosio nel sangue e contribuiscono a ridurre l’assorbimento dello zucchero, a livello intestinale. L’acido clorogenico, inoltre, avrebbe capacità antinfiammatorie e antibatteriche e ad esso andebbe attribuito anche un ruolo di protezione sui neuroni.  

Secondo estratto… la Vitamina B: pare che il caffé, così pensato, ne contenga una discreta quantità, anche questa in grado di dare una ‘spinta’ alla circolazione.

Pare, inoltre, che l’assenza di caffeina contribuisca a contrastare l’odiassimo reflusso gastroesofageo e, di conseguenza, il fastidiosissimo bruciore di stomaco. La scoperta, in questo senso, è ad opera dell’ospedale di München-Bogenhausen ed è piuttosto accreditata, giacché datata 1994.

Una leggenda da sfatare

La vera ragione per cui, in passato, si diffuse la notizia che il decaffeinato potesse nuocere alla salute è che, per l’estrazione della caffeina, si adoperava il diclorometano. Il solvente, largamente utilizzato in chimica organica, è considerato potenzialmente nocivo alla salute. Ragion per cui ad oggi, l’utilizzo di DCM è assolutamente vietato, nell’industria alimentare.

Quando conviene consumarlo, dunque? Risposta impone principalmente ‘buon senso‘. Alla stregua del ‘comune’ caffè, ovvero la mattina, dopo pranzo e, data l’assenza di caffeina, anche dopo cena, previe eventuali ripercussioni.

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