Per grazia ricevuta… nel penitenziario di Gorgona si fa esercizio di ‘umanità’

Per grazia ricevuta… nel penitenziario di Gorgona si fa esercizio di ‘umanità’

La parola ‘liberazione’, per molti, si associa, qui in Italia, ad una data ben precisa: 25 aprile 1945. Un momento di rinascita, di rivalsa, per l’intero Paese, dall’oppressione perpetrata dai nazisti. Storia. Ricordi, punto. Eppure c’è un’altra data, assai più recente, che racconta di un’altra liberazione, anch’essa di massa, avvenuta a Gorgona, ultima tra le isole carcerarie della Penisola.

Se state ipotizzando si tratti di detenuti e già sentite montarvi dentro la rabbia, beh, stavolta, almeno, siete sulla cattiva strada.

The Guardian riporta il racconto, invece, di un gesto nobile. L’incontro, nella collaborazione, tra il garante dei carcerati del Comune di Livorno, Giovanni De Peppo, la LAV e i reclusi.

E’ una storia di ‘cuore’, questa. “Li cresciamo noi, come potevamo ucciderli?“. Per voce proprio degli ultimi, è partita la richiesta di ‘rilasciare’ i 588 animali – allevati dagli stessi – destinati al macello.

Per poter rientrare nella società, un prigioniero deve essere in grado di sviluppare empatia e, se stiamo uccidendo animali, di sicuro non possono sviluppare connessioni positive con altri umani”, commenta Giacomo Bottinelli, attivista LAV. “È molto importante che apprendano il concetto di cura, con l’obiettivo di essere in grado di prendersi cura di se stessi“.

Obiettivo centrato, a quanto pare, dal momento che, ad arricchire il numero dei residenti della prigione, rimarranno 180 esemplari: capre, conigli, galline, maiali… e chi più ne ha più ne metta.

A sostenerne il mantenimento e coordinare le attività di rieducazione a loro connesse, la Cattedra di Diritto Penitenziario dell’Università la Bicocca di Milano. A cercare un’adozione affidabile, invece, per le specie ‘liberate’, sarà l’Associazione.

E’ stato lo stesso De Peppo a raccontare come, durante le traversate che lo conducevano verso le sbarre, si sia reso conto di dover sostenere il progetto di salvezza, partito da chi, costretto a muoversi tra quattro mura, i sogni ce li ha tutti fuori. 

Da garante, attraversando il tratto di mare che divide Livorno dall’isola di Gorgona, per incontrare i cento detenuti che lì vivono e lavorano per il tempo della pena, non riuscivo… a non pensare… anche alle altre creature ristrette e che, pur accudite, non avrebbero potuto conservare il dono della vita… mi resi conto… che quel progetto di ‘salvezza’ avrebbe salvato anche le strategie di riabilitazione dei detenuti.

Gorgona è ritenuto un posto modello. Sin dal 1869, anno d’apertura, ha vincolato il diritto alla semilibertà con il lavoro, presso l’allevamento. Negli ultimi tempi, la filosofia ha preso ancor più piede, grazie alla figura di un veterinario, il dottor Marco Verdone Mazzebo.

E chissà, magari qualche desiderio, alla luce dei fatti, piuttosto che vederselo sfilare via, si sente di nuovo il bisogno di conservarlo con sé.

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