Noè è tornato e si chiama Ricardo

Noè è tornato e si chiama Ricardo

Era lì, pronto ad abbattere le porte dello Yucatan, l’uragano Delta, ennesimo ciclone tropicale che quest’anno ha messo a dura prova l’America centrale. Impaziente e armato di tutta la sua voglia di esplodere. Ma non è bastato a fermare Ricardo Pimentel, che la soglia, quella di casa, l’ha lasciata aperta, affinché nella sua abitazione trovassero modo di rifugiarsi 300 animali. Un’invasione ‘delicata’, fatta di cani randagi, gatti, pecore, pulcini e conigli che, d’un tratto, scorazzavano in ogni dove, al riparo dalle raffiche di vento che, inesorabili, imperversavano fuori. Un intervento ‘provvidenziale’ – per usare un termine tanto caro alla letteratura – spiraglio di salvezza, per vite ormai votate alla condanna.

E, così, si sono stipate sulle scale, nei corridoi, nelle stanze dei figli, quelle creature ignare e affamate. Già, perché superato il pericolo impellente c’era una nuova sfida da affrontare, e cioè ricavare da mangiare per la schiera di miagolii, latrati, belati… sempre più incalzante. Potenza dei Media, la storia, rimbalzata in tv, ha mobilitato gli aiuti. Sorta di Arca di Noè dei giorni nostri, ha finito per commuovere gli spettatori e allargare il portafogli di chi poteva o voleva dare una mano.

Emergenza scampata. Ora, eseguita la conta dei danni, per Ricardo e i suoi collaboratori non resta che riapprontare il rifugio, la Tierra de Animales, dove vive con la sua famiglia, a circa 30 km da Cancùn. Alcuni tra gli inattesi ospiti sono già tornati in libertà. Per gli altri, sembra ci vorrà ancora tempo. E, tra le emozioni e i ricordi di quei momenti, disparati, pare che il più vivo, per l’uomo, sia uno: “Ancora non se ne va l’odore dell’alito di cane dalla casa. Non so perché“. 

Passerà, anche questo. Proprio come l’uragano.

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