Defhouse: la collab-house targata generazione Z

Defhouse: la collab-house targata generazione Z

Si discute, ci si confronta e le conversazioni si dividono, lungo un percorso che passa dalla politica all’attualità, con la stessa leggerezza e vivacità che trasmettono le mura, capaci di accogliere gli inquilini che vi abitano. Stiamo parlando della nuova – anzi, ultimissima – Defhouse, la casa per influencer, che ospita otto giovanissimi under 20, in quel di Milano.

Progettata per diventare un hub di formazione per TikTokkers, è “la prima Concept House in Italia – e al mondo – dove gli inquilini vengono stimolati in continuazione a coltivare il proprio talento“.

#FocusOnYourPotential recita il mantra della casa, idea della digital company Web Stars Channel. Sorta di spettacolo nello spettacolo, qui non si fa unicamente business, ma i ragazzi scelti sono attori liberi che, grazie al palcoscenico d’eccezione, danno prova – coscienti o meno – di sé. A fare da Tutor, nel nome della disciplina, Defne, un’entità non ben definita, che comunica quotidianamente ad ospiti e utenti il palinsesto artistico e culturale in previsione.

Il gruppo dei ragazzi che vive nella casa è frutto di un’attenta e laboriosa ricerca, durata diversi mesi. Li abbiamo scelti, dopo aver esaminato centinaia di profili social, per le loro qualità artistiche e la complementarità

Tra i privilegiati, “c‘è chi è portato per il ballo, chi per il canto. Altri per la recitazione e così via“, racconta Giuseppe Greco, socio e direttore creativo di Wsc. La scelta è stata fatta non in base alla loro popolarità o al numero di follower sui social, ma perché abbiamo intravisto un talento da coltivare e la capacità di funzionare come gruppo“.

Ne emerge una crew di creativi ‘illuminati’, intenta nella costante creazione di contenuti ‘instagrammabili’; in grado, cioè, di dialogare con la Generazione Z.

E, sul medesimo fronte, si attuano gli spazi e la politica dell’abitare: colori fluo, scritte al neon e pattern optical scandiscono gli ambienti. Un appartamento dalla resa metropolitan-psichedelica, in cui l’impatto visivo risulta sfacciatamente alla base di tutto. “Siamo a Milano, culla dei movimenti che hanno cambiato il modo di intendere il design“, spiega – per capirne di più – l’art director John Pentassuglia. In sostanza, come progettare un grande set, in cui l’entertainment via smartphone non trascuri le basilari caratteristiche del residence.

La promenade virtuale, entro i 500 metri quadrati di superficie impiegati, inizia proprio dall’ingresso, dove un pannello in plexiglas introduce al profilo degli otto inquilini, in stile Spotify. Non manca neppre il numero di follower al seguito.

Proseguendo, si accede al living, vivido di colori e dagli accenti iper-saturi. Impronta ultra-pop per l’angolo relax e la zona notte e disimpegni, in cui l’illusione ottica, restituita dai rivestimenti, sembra farci piombare in un universo irreale. Il regno del gusto costituisce una vera sfida alla moda. Secondo le intenzioni visionarie di un rivisitato Virgil Abloh, sotto i piedi si apre il cielo azzurro, mentre sopra la testa si erge un mare di ortaggi, a scontornare il soffitto.

E poi la terrazza – spaziosa – e le scale, persino quelle territorio d’esplorazione, con le grafiche ispirate al Gruppo Memphis, tra geometrie folli e colori quasi ‘sconci’. La dimensione più intima dell’appartamento la tracciano, di contro, le camere dei ragazzi. Ogni stanza ritagliata su misura, ognuna architettata secondo la personalità di chi la vive; ciascuna definita da un colore: blu, grigio, rosa, rosso…

Poi, ultima ma non ultima tra le sorprese, la nicchia, sorta di rielaborato dalle intenzioni green, con tanto di vasca idromassaggio e l’intervento, diffuso e audace, di Luca Barcellona. 

Il disegno calligrafico, firma del creativo esperto in lettering, invade pareti e dettagli. Dal digitale alla manuale e a ritroso, a mettere il punto su un messaggio che non vuole avere riserve: la curiosità è la prima molla che fa scattare la meraviglia.

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