Il numero 11 e quella maledetta stanza d’albergo

Il numero 11 e quella maledetta stanza d’albergo

Undici uomini. Si fa presto a definirli così. 11 belve, indagate per lo stupro di una ragazza, che aveva l’unica colpa di fare l’assistente di volo e di trovarsi, la notte di Capodanno, nel posto sbagliato.

Morta, nella sua stanza d’albergo, il 1 gennaio 2021.

Era priva di sensi, immersa nella vasca da bagno di una delle tante camere del City Garden Hotel di Makati City, quando l’hanno trovata. Lavorava per Philippine Airlines, Christine Angelica Dacera e aveva solo 23 anni.

Christine Angelica Dacera

Che dire dei retroscena? Agghiaccianti. Soccorsa dagli amici e dal personale dell’Hotel, la giovane sembrava – inizialmente – vittima di un aneurisma, ma i graffi, sulle gambe e sulle braccia, raccontavano altro.

Aveva lacerazioni e sperma nei suoi genitali“, ha comunicato la polizia, concludendo che, “sulla base delle scoperte fatte nel corso delle indagini, confermiamo che si è verificato un abuso sessuale“. Violentata e uccisa, barbaramente, secondo le ipotesi, dagli 11 personaggi che avevano trascorso con Lei la Festa di fine anno. Accuse, al momento non confermate in maniera ufficiale: si attendono il responso dell’autopsia e i risultati tossicologici.

Tuttavia, tre fra gl indagati sono già in manette: “Solo tre di loro erano amici di Dacera. Gli altri le erano praticamente estranei“. Sospetti, che a proprio carico portano storie contrastanti. Alcuni pare fossero omosessuali, ma non è questo il punto. Il fatto è che nessuno ha mosso un dito, per fermare l’orrore che si stava perpetrando.  

Hanno lasciato che accadesse. Avrebbero potuto fermarlo. Questo è un classico esempio che un atto di uno è un atto di tutti. Di sicuro, è stata esercitata la forza sul corpo. Quelle contusioni, abrasioni, quella lacerazione… non è normale nel rapporto“, prosegue la nota.

Di suo, l’Azienda (PAL), come di rigore, ha sottolineato il proprio sdegno. Ha espresso cordoglio alla famiglia per la “tragica morte. Il nostro desiderio è che la verità venga fuori, nell’interesse della giustizia“.

La madre della vittima ha invece fatto appello al Presidente, Rodrigo Duterte. Le cronache raccontano che sua figlia sia stata “trattata come un maiale“, sottolinea e intanto domanda la doverosa punizione per i colpevoli: “Christine non meritava questa brutalità“.

Un crimine barbaro, che si accompagna, nelle ispezioni dei funzionari, alla constatazione che l’Hotel in cui si è consumata la tragedia era stato messo in quarantena. Vigeva, dunque, il divieto assoluto di festeggiamenti.

Il mistero si infittisce e da esaminare ce ne sarà parecchio. Perché di responsabili che ne sono, e lo sono a più di un livello. Aspettiamo, attoniti. Neppure più troppo smarriti perché così si disegna il quotidiano. Un’ennesimo gesto di ferocia. Il quadro di un malessere che suona di sinistro, sempre più spesso e, peggio ancora, che non mostra traccia di volersi arrestare.

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