Nel Castello di Sammezzano Dior incontra i Tarocchi

Nel Castello di Sammezzano Dior incontra i Tarocchi

L’ignoto spaventa tutti, e se non è ignoto il momento che stiamo vivendo oggi, allora non so cosa possa esserlo“. Tira dritta, Maria Grazia Chiuri, mentre ci conduce per mano, alla scoperta di una collezione che si misura con l’esoterico. Respira di immateriale, secondo l’eredità lasciata dal Maestro Dior. “In tempi incerti, pensare che esista il soprannaturale, qualcosa che sia al di là del nostro controllo e che, appellandosi a certe forze, si possa conoscere il futuro, è rassicurante“.

Agnese Claisse

Ecco, allora, che la primavera vista con gli occhi della stilista si veste della potenza dei Tarocchi. Si presenta come forma alternativa di divinazione. Del resto, negli ultimi mesi, confessa, le carte se le è fatte leggere tante e tante volte. “Il primo è stato Alejandro Jodorowsky. Lo avevo contattato per discutere dei libri che ha scritto sull’argomento e, quando s’è offerto di farmi le carte, non potevo mica dire di no!“, ricorda, ammantata da un pizzico di ironia.

Ma i 22 Arcani – 21 più il Matto – hanno finito per rappresentare i capisaldi di un assortimento che fa riferimento ai disegni ideati da Bonifacio Bembo per i Duchi di Milano, intorno alla metà del XV secolo.

https://youtu.be/jYOrGvVh7mk

Reinterpretati, quindi, da Pietro Buffo, conservano i fasti dell’epoca, quella sontuosità che ne ha caratterizzato i costumi, ma si avvalorano di un’allure garbata, che nulla presenta di urlato, forzatamente sfacciato o manifesto. Sono, piuttosto, gli abiti, ritratti in cui ogni capo conserva il proprio spessore materico. “Non s’è mai trattato di riprodurre ogni arcano, per filo e per segno“, chiarisce la designer. “Il Diavolo, per esempio, che per me rappresenta la sensualità, è una tunica leggera che scopre il corpo; mentre la Stella è un abito blu notte laccato in argento, che si illumina a seconda del movimento“. E, per meglio gratificare questi gioielli dell’Haute Couture arriva – quasi fosse la risposta più naturale – il contributo di Matteo Garrone.

Matteo Garrone alle prese con la regia

Il risultato della collaborazione prende corpo in un corto affascinante – strutturato tra ninfe e sirene – in cui la mano di entrambi gli autori si percepisce nitida e, insieme, si compone in un unico dipinto, dall’altissimo valore seduttivo: “Abbiamo deciso di metterci di nuovo nei guai“, commenta il regista che, dal canto suo, dell’argomento ne conosce ben poco. “Una lacuna, che sono stato ben felice di colmare“, tuttavia. Ne scaturisce una favola noir, l’ennesima, conoscendo il cineasta. Protagonista, completamente assorbita nelle atmosfere create, pressoché ad arte, nel Castello di Sammezzano, Agnese Claisse, immersa in un viaggio alla ricerca della propria identità. L’io femminile , così, fa da contraltare al maschile. E, in questo peregrinare, gli incontri sono numerosi, ed insoliti.

…dallo shooting

L’ultimo, in ordine di tempo? La Morte dove, per tale, alla guisa del procedimento interpretativo, si sottintende il simbolo di un radicale cambiamento. La traduzione video di un volere – e un incedere – che va ben al di là dell’espressione artistica.

Vestiti, riprese, qui tutto sta a significare coraggio, arditezza e bellezza.

Una scena dalle riprese

Suggerimenti che, sia pur traducendosi per vie traverse, giungono a noi intatti, senza perdere neppure un’oncia dell’insita capacità di ammaliare da parte di chi, stagione dopo stagione, ci accompagna nella scelte, ci direziona i gusti, sussurrandoceli. Ci veste, non facendocene accorgere.

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