Carbonara… e guai a chi la tocca

Carbonara… e guai a chi la tocca

Siete appena atterrati su Marte… ma non riuscite a capire una ricetta così semplice“. Potenza del Web, quando l’intoccabile viene deturpato scatta la rivolta: feroce, irriducibile.

Non toccate il nostro patrimonio culturale, limitatevi agli hamburger“. E, ancora: “La carbonara non è un’opinione“, commentano i più convinti, ai quali si aggiunge la schiera dei diplomatici: “Con il pomodoro è un’amatriciana, con le uova una carbonara“. Tutti, comunque, contro.

E certo, di palati Italiani si tratta o di quanti, almeno, abbiano fatto il raffronto con la versione originale di una pietanza religiosamente condivisa, per tradizione, secondo codificate regole, inviolabili.

Smoky Tomato Carbonara

Invece, la ‘dura’ realtà ci conduce all’amara constatazione che non esiste tabù. Nulla, che riesca a rimanere intonso di fronte alla spericolatezza di chi si mette ai fornelli. Questo, almeno, secondo i puristi. Di diverso avviso il pubblico d’oltremare, favorevolmente colpito, anzi, dalla riuscita del piatto.

Per comprendere l’intera faccenda – ci rendiamo conto – occorre un rewind, che qui si tratta di’ cose serie’. Meglio: sacre.

Accade, così, che il New York Times decida di pubblicare un articolo, nel quale viene proposta un’insolita ed innovativa versione di Carbonara. La ‘Smoky Tomato Carbonara‘ si rivolge ai lettori gourmand, rivisitazione di un classico tricolore che, però, per l’occasione, si tinge di rosso.

Tonalità, che ha finito per sfociare nelle note sanguigne della contestazione e del pomodoro affumicato. “Parmigiano, uova, guanciale e pepe nero” non sono dunque bastati a saziare i palati più raffinati degli States, che pretendevano di più. E allora sia, via persino i capisaldi, sostituiti con ingredienti… alternativi (vd. ad esempio la pancetta a fare le veci del guanciale, per conferire “una bella nota affumicata“. Riguardo, poi, ai pomodori, “danno un sapore brillante al piatto“, si fa notare.

Per quanto attiene alla salsa a base di uova le raccomandazioni, invece, rimangono invariate: mantecare a fuoco spento, per evitarne la coagulazione. Si consiglia, inoltre, nell’effettuare l’operazione, di aggiungere un po’ d’acqua calda di cottura e di mescolare energicamente, affinché l’effetto finale risulti liscio e lucido.

Come a dire, rivoluzionari sì, ma rispettosi delle radici. Il punto è che non tutti la pensano allo stesso modo e se c’è chi, filosoficamente, attende alle più moderne ed eccentriche proposte senza troppo scomporsi; c’è pure chi, di contro, inarca il sopracciglio, indignato.

I più attenti conservatori rabbrividiscono, gli altri, magari curiosi, se ne fanno una ragione e si mettono alla prova. In fondo, che male c’è? Nessuno, certo. Ma quando si va ad intaccare uno tra i fiori all’occhiello delle abitudini di un certo popolo, siano pure esse culinarie, sarebbe bene ricordarsi, prima di compiere l’eresia, che basterebbe tanto poco.

Semplicemente, anche solo cambiare nome alla ricetta, non espropriando la preesistente del patrimonio ereditario di cui si fa carico.

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