Casa? La mia misura 12 metri quadri. E mi fa stare bene

Casa? La mia misura 12 metri quadri. E mi fa stare bene

Che ci faccio qui, in questo micro-appartamento – nel cuore di Parigi – di non più di 9 metri quadri, al limite del legale per quanto è piccolo?

E’ ciò che, spesso, si trovano a domandarsi le schiere di studenti, costrette a sborsare cifre da capogiro per poter soggiornare nella capitale francese. Scovare una tana degna di interesse rimane sempre più ostico. Così, imbattersi in una location rimessa a nuovo, che non sia fatiscente, magari collocata in un sottoscala o senza ascensore, sa quasi di miracolo.

Gli studiò, nella Ville Lumière, vanno per la maggiore, spiega Nicolas Payet di Marn Déco. Rappresentano, infatti, le vestigia delle chambres des bonnes, utilizzate da governanti e domestiche, tra il ventesimo e il ventunesimo secolo. Frazionamenti ulteriori e prospettive di rendite vita natural durante ne hanno fatto, poi, un vero must.

In questo caso, si trattava di ripristinare un ambiente essenzialmente scuro, dall’effetto insalubre, a nuova vita.

Ecco, allora, spiegati gli sprazzi di colore, l’utilizzo ripetuto delle curve nei complementi e l’affacciarsi di armadi e cassetti in ogni anfratto disponibile, arrampicati fino al soffitto, per non sprecare neppure un centimetro. Progetti di questo tipo non consentono errori. Gli spazi sono estremamente ridotti. Ogni aggiunta, pertanto, non solo è rilevante, ma rischia di divenire di troppo. E invece no, qui ci si adopera di coraggio e si lavora, incisivi.

Così, se le due sezioni laterali all’ingresso celano, velato da un tendaggio grigio fumo, i primi armadi, letto e sedute sono ragionati in formato ‘pieghevole’. La testata, riprodotta in un inconfondibile blu Klein, a suo modo segnala l’area living destinata a farsi zona notte. Una stanzina ricavata affianco alla cucina immette, invece, grazie ad un’elegante porta ad arco – a filo muro – nel bagno. Blu per l’interno, anche qui. Terracotta ad arredare l’esterno, in un gioco di continuità studiato al millimetro.

Specchi, testata e para-schizzi della cucina sono tutti tondeggianti, in un fluire di linee che in questo caso si rende indispensabile. E la cucina costituisce, forse, il fulcro di ogni altra frazione della casa. Le dispense pensili, bianche; il terrazzo, che si ripete anche in bagno; i fornelli, rigorosamente elettrici e un piano, sufficiente per cucinare con agio.

Lo stile è definito, i tratti accurati. La metratura ridotta, vero. Ma quando si tratta di nido questo non conta o conta poco. Di fatto, ci si abita ed anzi, ogni angolo è responsabile dei restanti altri. Proprio come in una tribù familiare, dove ogni membro finisce per influenzare il vissuto di tutti gli altri.

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