Think Tank Welfare Italia: quel laboratorio di idee firmato Unipol

Think Tank Welfare Italia: quel laboratorio di idee firmato Unipol

Dunque, dove eravamo rimasti? Che, di tanto in tanto, occorre fare rewind. Rigirare indietro il nastro e correre a riprendere in mano la fotografia di quel che eravamo… prima. Il 2019 ci vedeva pronti ad un Nuovo Corso – chiamiamolo pure ‘Welfare Italia‘ – che, a sua volta, aveva reso evidente la necessità, per Noi, ma più ancora per l’intera Comunità Europea, di renderci portavoce, non solo a parole, di un cambiamento. Una transizione, economica e sociale, che tendesse, nella progettualità, ad individuare e rendere corpo le grandi scelte per il miglioramento del sistema, sia pubblico sia privato.

Ciò premesso, l’epopea Covid ha finito per rappresentare e rappresenta tutt’ora una falla, in questa corsa verso il futuro, rendendo esponenziale l’istanza di bisogni, già evidenti da tempo: la necessità di assistenza sanitaria – per dirne una – il sostegno al reddito, la protezione della continuità lavorativa. E non si tratta di astrofisica che, a ben pensarci, ha il sapore del quotidiano.

Va rivendicata, pertanto – nei fatti – la componente attiva, definiamola pure così, del piano. Vale a dire che, se i principi fondanti restano i medesimi: inclusività, equità, accesso universale alle prestazioni, si necessita, d’altro canto, di una visione evolutiva, che accosti a previdenza, sanità e
politiche sociali anche la formazione e l’educazione, in una visione prospettica del lavoro.

Belle parole. E poi? E poi c’è chi, nell’ottica di un’Italia, insolitamente e fortunatamente assertiva, tende a misurarsi, direttamente sul campo.

Gruppo Unipol, a stretto braccio con l’Advisory Board (il Consultivo) e con il sostegno e l’approvazione del Comitato Tecnico Scientifico e dei principali stakeholder del settore, tra cui Ambrosetti S.p.A., ha stilato una serie di proposte. Idee, sotto l’appellativo di Think Tank Welfare Italia (IL RAPPORTO), a disposizione di leader politici, esponenti delle Istituzioni, della Comunità finanziaria e del Mondo no-profit.

Suggerimenti alla mano, la parola cardine conserva in grembo la potenza impattante del cambiamento. Nel concreto, il ricorso alle nuove tecnologie si evidenzia come primo passo da compiere. Servono reti, sulle quali far viaggiare dati e conoscenze. Si mira ad evolvere e, soprattutto, far girare, le competenze. Informare, d’altronde, corrisponde a creare un sistema più efficiente, in qualsivoglia direzione.

Si abbisogna, in seconda analisi, di un modello diverso di integrazione tra Pubblico e Privato, che, nella differenziazione dei ruoli, apporti tempestività, flessibilità, personalizzazione nello svolgimento delle procedure. E ci si rivolge, poi, alla scuola. La si echeggia meritocratica, in grado di preparare le future generazioni. Ci si raffigura una Sanità competitiva ed efficiente. Equa, insomma. E una politica del lavoro, capace, laddove ne appaia l’esigenza, di gestire i flussi migratori. E, ancora, una politica fiscale che premi chi più lavora, tagliando – semmai – le tasse.

Tre le direttrici – in sintesi – da percorrere, sia pure nel lungo termine:

  • introduzione di nuove tecnologie digitali in ambito medico
  • razionalizzazione degli strumenti di politica sociale
  • rivoluzione fiscale della tassazione

Tre chiavi di lettura, riconducibili ad un unico scopo, quello, cioè, di tradursi da linea puramente teorica a progetto, effettivo e fattibile, in cui ognuno degli ‘interpreti’ presi a ruolo abbia a che dire la sua e possa contribuire ad offrire, nella consapevolezza comune, un modello Welfare ‘di precisione‘, attraverso misure puntuali, rispetto alle istanze evolutive dei cittadini.

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