Toast: quella storia che sa di mamma e di racconti lontani

Toast: quella storia che sa di mamma e di racconti lontani


Che si tratti di uno spuntino o di un vero e proprio pasto, abbinato a patatine e salse varie, il pane tostato è uno di quei cibi a cui tutti – più o meno – possono dirsi affezionati. Legato, spesso, ad un ricordo. Magari il momento della merenda, preparata proprio dalle mani affettuose di mamma che, in questo modo, era pronta a distrarci dall’incombenza dei compiti. Oppure, il primo assaggio al mattino quando, appena aperti gli occhi, ci veniva a svegliare con una carezza. Insomma, comunque la si metta, resta un piatto goloso, veloce da preparare, variegato, a seconda del gusto personale.

UN PIZZICO DI STORIA

Vediamo, tutto ebbe inizio… nell’Antica Roma. Il termine toast, infatti, nonostante sia di matrice anglosassone e venga utilizzato, con lo stesso accento e grafia, più o meno in tutto il mondo, deriva – in realtà – dal latino tostum che, nel lessico comune, sta ad indicare qualcosa di eccessivamente cotto e – probabilmente – annerito.

Allora, il termine coincideva con il tipo di pane in uso, assai simile a quello arabo, senza grandi lievitazioni, ma capace di sopravvivere per diversi giorni nelle dispense delle case, salvo poi dover essere rinvenuto sul fuoco. Un antesignano del tostapane – per intenderci – opera, quest’ultimo, nel 1893, dell’ingegno di Alan MacMaster. Un’invenzione, inizialmente sfortunata, a causa della scarsa diffusione dell’energia elettrica ma che, nel secondo decennio del XX secolo, venne ripresa e perfezionata da Charles Strite, proprietario ufficiale del brevetto del primo toaster, fornito di timer.

Tuttavia, nonostante il primato, l’esperienza della ritualità è attribuibile già al periodo medievale, quando, in occasione di un compleanno, il tostum veniva passato di mano in mano, accompagnato da un calice di vino, fino a giungere in quelle del festeggiato.

A pochi secoli di distanza, stando alle testimonianze letterarie, anche le più colte – vd. Alexandre Dumas nel suo Grande Ricettario di Cucina – era diventato sinonimo del brindisi stesso e spesso allegoria della padrona di casa, “capace di alleggerire la serata“, come – pensate – descrisse il ‘nostro’, al riguardo niente di meno che di Anna Bolena.

IN LUNGO E IN LARGO

Tradizione che, se dimenticata presso le nostre tavole, non è invece andata perduta in Russia, dove si è soliti accompagnare lo shottino di vodka, proprio con un triangolo di pane tostato.

Oggi la parola toast identifica una pietanza, aperta – se in una sola fetta – o chiusa, tanto dolce quanto salata. Per il resto, la si trova dappertutto, tanto da essere assurta ad icona, nelle diverse accezioni culturali. E le interpretazioni, ciascuna di per sé interessante, si differenziano di Paese in Paese, secondo le usanze, risultando, ciò non di meno, qualcosa da provare, in un’avventura, capace di fare il giro del mondo…

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