Mi disegno l’anima che tanto, poi, posso sempre cambiare idea

Mi disegno l’anima che tanto, poi, posso sempre cambiare idea

Tutto è possibile, persino far sparire ciò che ci ha segnato l’esistenza. Se, poi, sia una felice notizia, questo, resta tutto da vedersi. Un tatuaggio è per sempre. Beh, chi lo detto? All’inizio li abbiamo voluti. Bramavamo per possederne uno, che rivendicasse il nostro percorso esistenziale o, anche, solo, l’estate trascorsa con gli amici. “Rappresenta una tappa fondamentale della mia vita“, spargevamo la voce in giro, aggiungendo, tutti tronfi: “Non me ne priverei mai. E’ parte di me“.

Dunque, dove è finito tutto l’entusiasmo. Di fatto, a rassicurarci che, ammettiamolo, siano eterni bambini, arrivano, oggi, i cosiddetti tatuaggi ‘effimeri’, quelli – cioè – capaci di rendersi evanescenti, nel giro dei 9/15 mesi. Un’applicazione e poi, niente cancellazioni per mezzo di laser, che non sempre funzionano al 100%, e senza il rilascio di sostanze tossiche. Un colpo di tosse e il passato viene spazzato via, che ci pesa vederci impressi addosso – talvolta – gli errori o, meglio, quelli che, per primi, consideriamo tali. Moriamo dalla voglia di distinguerci e invece, finiamo, il più delle volte, per formattarci a capitoli già scritti di un romanzo che, in fin dei conti, neppure ci interessa o, almeno, non fino in fondo.

Per fortuna – e c’è da dichiararlo a piena voce – c’è chi ci viene incontro. Come quando siamo piccoli e ci tengono la bicicletta, da dietro. Ci sembra di fare tutto da soli ma, alle spalle, ci accompagna la certezza che, in qualsiasi caso, verremo salvati.

Ecco, allora, che una Start-up di New York, a caccia di nuovi clienti, si è fatta venire l’idea.

Tattoo semipermanenti, già da tempo diffusi presso i Paesi Asiatici. Tatuaggi, quelli, veri a tutti gli effetti, ma più tenui nella tecnica di esecuzione, in grado, con il trascorrere dei mesi, di sbiadire, pure senza sparire del tutto. Ephemeral – questo il nome della Società – ha scelto, ispirandosi a quanto appena illustrato, di puntare sull’inchiostro biodegradabile. Per realizzare il prodotto e renderlo utilizzabile sono occorsi 6 anni di studio. La composizione chimica prevede l’uso, unicamente, di sostanze approvate dalla Federal Drug Administration.

Josh Sakhai, tra i fondatori dell’Azienda, ha testato in prima persona parecchie delle 50 differenti formulazioni chimiche. Sorta di viaggio, prima di trovare l’optimum, sviluppato in un laboratorio di Milford, nel Connecticut, in collaborazione con alcuni dermatologi.

La genialità nel processo di dissolvenza del disegno consiste nel fatto che, quest’ultimo, svanisce in modo uniforme. L’inchiostro, al momento, è solo nero. Il costo del lavoro si aggira tra i 175 e i 450 dollari. Ma, quel che più conta, è che sia rimovibile.

Che, poi, questo rappresenti davvero un pregio… volevamo marchiarci addosso la vita e, invece, ci siamo ritrovati a giocare con i trasferelli. Forse – ma teniamolo per noi – dovremmo imparare ad accettarci pur con le sbavature che, in fondo, sono proprio quelle che ci identificano e, soprattutto, che ci insegnano a crescere.

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