Il Re è morto. Viva il Re!

Il Re è morto. Viva il Re!

Così, capita, una mattina, che ti alzi con una sensazione, addosso, di vuoto. Apparentemente inspiegabile. Allora pensi che è maggio, che, forse, aprirai gli occhi e quella strana ansia che ti attanaglia sparirà, con lo sfiorire del buio nella stanza. Si dissolverà, una vota scontratasi con il Sole e gli occhi, i tuoi occhi, riprenderanno a sorridere.

Attribuisci il malessere ai sogni della notte, che non ti hanno spaventata. Bensì, estraniata. Ti hanno raccontato, per l’ennesima volta, di un amor perduto, fragile e insicuro… precario, per quel che magari realmente è stato ma, in questa inedita versione, arricchito di una più forte coscienza, da parte tua, nello scorgere quel che, nell’altro, è biasimevole. Eppure, quella stessa consapevolezza te lo ha reso ancor più vicino perché in te, ha istallato il desiderio di proteggerlo, così bambino, e pur se l’innocenza l’ha persa, Tu ti sei sentita, in quelle ore notturne, disposta ad andarlo a cercare. A recuperane il valore, sia pur precario.

Ti sei illusa, per un brevissimo istante, che fosse vero, che stessi toccando, nuovamente, la malinconia che ti ha intristito il cuore per giorni e giorni. Ma, poi, ad occhi aperti, senti scivolare via i pensieri. Ti lasciano, consci che ‘quello’ non è più il loro posto…

Così prendi forza. Ti alzi e ti avvii alla ritualità del mattino. Accendi la macchinetta del caffé – la moka – che quello in cialde non ti è mai piaciuto. Manca di poesia, hai sempre pensato. Accendi il computer per verificare, nel frattempo, come il mondo è andato avanti, senza di te. E ti si sbatte in faccia, come uno schiaffo inaspettato, la verità.

Apprendi, in questo modo, la notizia del tuo lutto. Eccola, la spiegazione al quel tuo cuore malato, stamane. E’ scritta a lettere cubitali sulla Home di tutti i siti e ti si scaglia davanti come la più atroce delle realtà, poiché non presenta rimedio.

E che fai? Ti metti a scrivere? Qui il punto non è di ‘bucare una news‘, quanto, piuttosto, la preoccupazione di evitare ogni banalità, perché sai bene che, chi se ne andato, tutto era, fuorché tale. Buffo ma, in linea con l’idiosincrasia del personaggio, la potenza del dolore ti rende solo adesso la dimensione di quanto, nella costruzione della tua esistenza, Egli sia stato importante.

Lui era uno di quegli amici che non ti stanno addosso a piè sospinto, fiato sul collo. Appariva, quel tanto che bastava perché ti sentissi sinceramente felice di rincontrarlo; per comprendere che ti era mancato e darti il tempo, nuovamente, di sentirne nostalgia. Mettiamola così, un parente lontano, una sorta di zio dal piglio esotico di cui si vaticinavano, in casa, le avventure e tu, assorta, ne seguivi i racconti, perdendoti con la fantasia in un mondo che sapeva di parallelo, ma che non vivevi come pericoloso. Solo come inesplorato, ancora, e ricco.

Che dire, dunque, di un uomo che se ne andato con lo stesso garbo che ha caratterizzato il suo abitare, qui, in mezzo a noi. Franco Battiato ci abbandona, all’età di 76 anni. Ci lascia, orfani – ci sentiamo di aggiungere – lo comunica la famiglia, nella sua casa di Milo. I funerali si svolgeranno in forma privata, aggiunge la nota.

E tu, intanto, ti rendi conto che tra quelle poche righe si cela una realtà inaccettabile. Stai perdendo, tutto insieme, un cantautore, un compositore, un musicista, un regista, un pittore. Troppo talento, per distribuirsi in una sola persona. E uno zio benevolo, in qualche modo; a sua volta talent scout. Mammamia…

Un uomo, di una sensibilità somma e di altrettanta intelligenza e cultura. Il respiro della terra di Trinacria, tradotto in arte, qualsiasi forma di arte e un buon alleato, rispettoso e ammirato delle grazie altrui. Perciò, per salutarti, Maestro, ci permettiamo di prendere a supporto la Tua personale interpretazione dell’inclinazione alla poesia di un altro grande. Non ce ne volere, se non posteremo il tuo diretto operato ma, scegliere, in questo frangente, non farebbe che accrescere ancor di più la sofferenza.

Tu sai, del resto. Sei generoso per istinto. E siamo certi che saprai capire…

Grazie, per averci accompagnato lungo la strada, almeno per un po’. Grazie, per avermi salutata, questa notte.

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