…anche i polpi soffrono. E chi lo avrebbe mai detto

…anche i polpi soffrono. E chi lo avrebbe mai detto

Non tutto il male vien per nuocere‘, si diceva un tempo. Vallo a spiegare a chi abita le profondità marine. Pare, infatti, che neppure i polpi possano ritenersi immuni al dolore, sia dal punto di vista fisico, sia emotivo.

Reazione che, per molti versi, li avvicina ai mammiferi. E’ quanto attesta uno studio, condotto dai ricercatori della San Francisco State University. Scoperta, dall’immenso attributo scientifico, giacché si tratta della prima constatazione evidente, sull’argomento, per quel che attiene gli invertebrati.

Insieme, questi dati forniscono un forte supporto per l’esistenza di uno stato affettivo, negativo e duraturo, nei polpi“. Ad asserirlo, dopo una serie di studi, tutti mirati, è Robyn Crook, neurobiologa presso l’Università di cui sopra. La specialista ha deciso di testare sui cefalopodi i medesimi protocolli adoperati per i roditori. E, se già in precedenza si era giunti alla deduzione che la specie in questione è in grado di rispondere in maniera ‘riflessiva’ ai contesti nocivi, ingegnandosi, pur di evitare situazioni ritenute deleterie, qui si va oltre.

L’ESPERIMENTO

Dopo una singola sessione di allenamento in una scatola a tre camere, i polpi sottoposti ad iniezione di acido acetico hanno preferito, a distanza di tempo, tenersi alla larga dallo stesso ambiente. Diversamente da coloro a cui era stata iniettata una soluzione salina, non dannosa.

Per di più, quanti – appartenenti al primo gruppo – venivano somministrati di analgesico, si recavano direttamente nella camera il cui il senso di sollievo si percepiva immediato. Manifestazione, questa, chiara – stando agli esperti – della sofferenza affettiva.

La studiosa è, altresì, riuscita a comprendere che il grado di afflizione muta, negli animali, a seconda della posizione in cui viene somministrato. Pare che, nella stanza all’acido – se così vogliamo identificarla – si siano registrati comportamenti di grooming, per almeno 20 minuti; tempo necessario all’esperimento.

Attraverso registrazioni elettrofisiologiche, la Crook ha indirettamente mostrato una risposta periferica prolungata nel percorso verso il cervello del polpo, chiaro riferimento all’intensità del male percepito. Messaggi che, una volta individuati causa e antidoto, vengono velocemente invertiti. Esattamente come avviene per noi umani.

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