Ricardo Ramirez: il profeta di Satana

Ricardo Ramirez: il profeta di Satana

Faceva caldo in California. Il Sole bruciava, addosso, fino a rendere la pelle rovente. Oh, era sempre così. Ma quell’anno sapeva di straordinario. A metà degli ‘80 si stava vivendo un’epoca d’oro. Hollywood sfornava film campioni d’incassi. In visita, era giunta la regina Elisabetta e persino il Papa. Era l’anno delle Olimpiadi, quello. Lo stesso in cui, finalmente, traffico e smog erano diminuiti. Il tasso della criminalità crollava al di sotto del minimo storico. Eppure, al di là del paravento, sotto quel Sole torrido di Los Angeles, qualcosa aveva finito per ‘non rispondere ai comandi’. Qualcosa di sinistro. E inaspettato.

Era il 1985. Il comprensorio, tutto, venne colpito da una serie di brutali omicidi. Violenze, inizialmente ricondotte a più autori ma, poi, fatte convergere tra loro da un’insana rete. Sapete che volto può assumere il Demonio? Per noi, quello, inquietante di Ricardo ‘Richard’ Ramirez.

Quella che vi stiamo per raccontare è la storia del ‘Cacciatore della notte‘.

Sulle sue spalle, ve lo diciamo subito, pendono 13 condanne. Crimini che, tuttavia, ne celano tanti altri, tuttora mistero. Quell’orribile scia di sangue ebbe inizio il 17 marzo 1985. Angela, Angela Barrios, la prima vittima. Una 22enne. Sopravvissuta. Non sarà lo stesso per Dayle Okazaki (34 anni), né per Tsai-Lian Yu, 30 anni. Uccisi, entrambi, da una calibro 22.

In realtà, il predestinato Night Stalker – così lo definirono – aveva già colpito, l’anno precedente. Il 28 giugno 1984 aveva pressoché decapitato la 79enne Jennie Vincow, nel suo appartamento di Glassell Park, e ancora prima, il 10 aprile, aveva fatto scempio della piccola Mei Leung, appena 9 anni.

Il 27 marzo, era toccato ai coniugi Zazzara, Vincent e Maxine. Di Lei, erano state mutilate e violentate le spoglie.

Il ‘nostro’ era audace, fortunato, ma distratto. Gli era capitato di scordare un cappellino degli AC/DC in una tra le tante scene del crimine. Ora, presso l’abitazione della coppia erano rimaste le impronte delle scarpe. Modello Avia, da ginnastica, difficilissime da reperire in zona e per questo, ancor più facili da identificare.

Ma non era finita. Il 14 maggio, a Monterey Park, fu la volta di due ultrasessantenni: Bill e Lillian Doi. L’uomo fu fatto fuori con un colpo di pistola. La donna violentata, ripetutamente, ma lasciata in vita. A neppure due settimane di distanza, altre malcapitate. Due sorelle, aggredite in casa e picchiate con un martello. Avevano, rispettivamente, 80 e 83 anni. Medesima sorte per Carol Kyle, picchiata e stuprata il giorno successivo. Anche in questo caso, all’interno della sua abitazione.

Non esisteva un modus operandi conclamato, le prede erano – o sembravano – casuali e venivano aggredite, nella maggior parte delle circostanze, tra le mura domestiche, nel luogo ritenuto più sicuro. Né si riscontrava, nell’agire dell’assassino, differenza di etnia, sesso, età, ceto sociale.

A fine giugno, Ramirez rapì, in piena notte, la piccola Anastasia Hronas, 6 anni. Ne abusò, ripetutamente, prima di abbandonandola nei pressi di un benzinaio. Trascorse un anno. Poi, di nuovo, altre cinque vittime. Mary Louise Cannon, Joyce Nelson, Lela e Maxon Kneiding: loro li fece fuori a colpi di macete. Poi, sempre nella stessa notte, toccò a Chainarong Khovananth. Salva, invece, la moglie.

La fame doveva essere parecchia, perché, a breve, attaccò altre due donne. Scampate, saranno loro a fornire una prima descrizione: si parlava di un uomo, alto e magro, di etnia ispanica, capelli corvini, lunghi e ricci, viso leggermente allungato, denti guasti. Eccolo, il Diavolo dimorava qui, in questo corpo. Guasto anch’esso.

Il 6 agosto la catena riprese. Chris e Virginia Peterson riuscirono, tuttavia, a metterlo in fuga. Il 31enne Elyas Abowath, al contrario, non ebbe scampo. Sua moglie venne solo – si fa per dire – stuprata. San Francisco, 17 agosto. Stessa località in cui la strage aveva avuto inizio. Ramirez fece irruzione nella casa dei Pan, sparò a bruciapelo al 66enne Peter. Lo uccise. Barbara si salvò. Tempo una settimana, al volante di una Toyota arancione, rubata, era diretto verso Mission Vejo, cinquanta miglia a sud di Los Angeles. Qui si scagliò sui i fidanzati Bill Carns, a cui sparò tre volte e Inez Erickson.

Si annunciò nel farlo. “Sono il Night Stalker“, li avvisò. Chissà, forse per meglio ammirarne, negli occhi, il terrore. Di fatto, lei riuscì a scorgere l’auto dalla finestra. La follia omicida, da questo momento in poi, avrà i giorni contati.

La macchina fu rinvenuta velocemente, il 28 agosto. Non c’era tempo. Bisognava agire in fretta. Dal finestrino di una portiera furono prelevate le impronte. Si scoprì, così, che Ramirez, era già schedato. Aveva 25 anni, ispanico e ‘ricco’ di una infinita serie di precedenti.

Il caso è strano, singolare, alle volte. Perciò, in contemporanea, grazie alle foto di un braccialetto sottratto ai Pan, pure la polizia di San Francisco arrivò allo stesso nome. Fortuna… un disegno celeste, per chi ci crede. Un informatore riferì che la suocera aveva ricevuto in regalo dal compagno proprio quel gioiello, a sua volta procuratogli da un certo Rick, di El Paso, guarda caso, con i denti rovinati e un cappellino degli AC/DC. Bastò poco perché il cerchio si chiudesse.

La tv e i principali Media si riempirono della sua foto segnaletica. Così, quando il 31 agosto, di ritorno da un visita al fratello, residente a Tucson, il pullman su cui viaggiava arrivò in stazione, quest’ultima era sotto controllo, Monitorata. D’altronde, la sua faccia era ovunque. Braccato, attraversò all’impazzata la Santa Ana Freeway. Poi tentò di rubare un’auto. Niente da fare. Venne fermato da una folla inferocita, intenta a linciarlo, se non fosse intervenuta la polizia.

Ma coma nasce un mostro? Cosa accade nei meandri oscuri delle mente? Ricardo era il più piccolo di cinque figli. Nato a El Paso, il 29 febbraio 1960, da genitori messicani. Il padre – ironia della sorte – era un ex poliziotto, riciclato come operaio sulle autostrade. Uomo – come si direbbe oggi – tutto d’un pezzo, convinto assertore – come metodo educativo – delle punizioni corporali. Cattive influenze? La peggiore – forse – la rappresentò il cugino Mike, veterano del Vietnam. Un tipo che amava vantarsi delle numerose uccisioni, torture e stupri di guerra e portava a lustrino le Polaroid delle vittime, incluse le immagini delle teste decapitate delle donne vietnamite, costrette, prima, al sesso orale.

Un incubo, che si sarebbe potuto arrestare – come sovente accade – parecchio tempo prima. Venne, infatti, fermato per un controllo casuale alla guida di un’auto, anch’essa rubata. Una vettura pregna di impronte digitali che, per imperizia, non furono rilevate. C’era, invece, nell’abitacolo, il biglietto da visita di un dentista, con data e ora di un appuntamento a cui Ramirez, tuttavia, non si sarebbe mai presentato.

Questo abilissimo Mefistofele, che in nessun altro modo ci viene in mente di definirlo, fu assai più che un sanguinario. Satanista, necrofilo… capace di uccidere con pistole, coltelli, ferri da stiro o a mani nude. E, benché condannato a morte, nel 1989, non fu l’esecuzione a portarselo via. Piuttosto un linfoma, nel 2013, all’età di 53 anni. Uno talmente assurdo, da riuscire a far perdere la testa, già dietro le sbarre, ad una giornalista, con la quale convolerà a nozze nel 1996, nel carcere di San Quintino.

Uno, di sicuro, in grado di smuovere le coscienze. Degno di raccapriccio ma anche fonte imperitura di curiosità. Lo sa bene Netflix che, della storia, si è occupata in una docuserie in quattro episodi: Night Stalker: caccia a un serial killer, incentrati attorno ai due protagonisti positivi della vicenda.

Coloro, cioè, che diedero il via alla caccia. I primi a mettere insieme i pezzi di un puzzle, apparentemente irrisolvibile. Colui che aveva terrorizzato la West Coast, in quella incandescente estate, destinata a colorarsi, per tutti, di rosso sangue.

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