Quel disegnatore Italiano a cui piaceva tanto l’America…

Quel disegnatore Italiano a cui piaceva tanto l’America…

Enrico Casarosa: animatore, per chi non lo conoscesse, ma anche sceneggiatore, regista e via dicendo. Un genovese, classe 1970, per esser precisi, trapiantato in quel di San Francisco. Un ex ragazzo – o forse no? – un uomo, che ama raccontare la sua infanzia attraverso i suoi film. Tutto qui. E quando la voglia di comunicare parte da dentro, inevitabilmente, si percepisce, giacché i risultati non si fanno attendere.

Con La Luna, corto di animazione, nel 2012 si era spinto ad un passo dall’Oscar. Oggi l’adrenalina si ripropone e indossa le sembianze di Luca, primo attesissimo lungometraggio. Circostanza, che ha il sapore di un record: Casarosa è il primo Italiano a dirigere un film Pixar, colosso dell’animazione digitale Disney. Data d’uscita prevista, il 18 giugno 2021.

È una storia personale, che ha a che fare con le mie origini e con il mio mare, come per La Luna, è vero“, così ne parla il diretto interessato.

L’ambientazione, del resto, è nostrana. Siamo in Liguria, per la precisone in zona Cinque Terre, destinazione estiva del ‘nostro’. E, proprio lì dove Casarosa ha trascorso l’infanzia, due giovani mostri marini si affaccendano, nell’intenzione di visitare la terra ferma. Un luogo, dal loro punto di vista, ricco di meraviglie. E una volta sulla spiaggia, una di queste meraviglie accade, da sé. I due si trasformano in ragazzini, con l’unico sogno di possedere una Vespa. Del resto, quale altro simbolo per esprimere appieno il senso della libertà?

Così, pur di raggiungere l’obiettivo, la coppia è disposta a sottoporsi a qualsiasi genere di prova, persino affrontare una stravagante gara di triathlon, con un tratto da percorrere in bicicletta, uno a nuoto, per poi dover mangiare un’enorme quantità di trenette al pesto… “È vero – ammette il cineasta – ho disseminato il film di omaggi alla mia terra“. Dunque, ci si imbatte, via via, in cartelloni cinematografici di vecchi film sparsi qua e là per il paese, mentre la colonna sonora profuma di un’estate tutta Italiana: “In fondo, questo è un summer-movie. La musica doveva avere quel sapore quindi, quando Dan Romer mi ha proposto i successi pop italiani degli anni ’50 e ’60, mi ha trovato pienamente d’accordo. Ci sono anche molti omaggi alla musica classica e alle arie dell’opera. Grazie a mia madre, grande fan, è stata anche quella la musica della mia infanzia

Canzoni, pertanto… e amicizia. “Durante le mie estati alle Cinque Terre ho conosciuto Alberto, un bambino molto diverso da me, spregiudicato e coraggioso. Lui era quello che mi metteva nei guai, che mi faceva fare cose che, da solo, non avrei avuto il coraggio di fare e che mi ha aiutato a conoscermi e trovarmi. L’amicizia serve a questo, a trovarti. La costa ligure è molto rocciosa, piena di scogli e disegnando quei paesaggi ho pensato a una metafora: certe amicizie ti danno una spinta giù dalla roccia, ti danno il coraggio di buttarti. Alberto ed io siamo ancora molto amici“.

E poi c’è l’elemento acqua, che determina l’essere mostri o ragazzini. “Anche questa è una metafora dell’essere adolescente o preadolescente. Una metafora di quel senso di inadeguatezza e della voglia di crescere e esplorare mondi diversi e situazioni non familiari, che è tipica dei ragazzi di quell’età. Mia figlia ha 13 anni, la osservo e vedo in lei il ragazzino che ero…

“Raccontare la tua storia e avere intorno a te tutti questi artisti che ti aiutano a metterla sullo schermo è bellissimo“, confida.

Un sogno realizzato, il suo, che possiede il volto di un sogno americano. “In Italia avevo finito il liceo e mi ero iscritto a Ingegneria, ma non mi piaceva e dopo un paio d’anni ho mollato e sono andato a Milano, all’Istituto Europeo di Design. Poi ho fatto il militare e, dopo quell’esperienza, sono scappato dall’Italia. Sono venuto negli Stati Uniti e a New York ho fatto una scuola d’animazione. Poi ho trovato lavoro“.

Prima l’occupazione presso i Blue Sky Studios, dove ha contribuito a successi come L’era Glaciale e Robots. A seguire, nel 2002, l’approdo alla Pixar, dove ha esordito in pellicole d’eccellenza: Ratatouille, per dirne una, o anche Up. “È un ambiente di lavoro sereno“, racconta, al riguardo. “Ha tante piccole cose che rendono la vita piacevole. C’è persino la piscina e il ping pong, abbiamo anche la Pixar University, con corsi di disegno, pittura, scultura e sceneggiatura. La filosofia che hanno qui è di sviluppare i talenti, così da lavorare meglio e fare film migliori“.

Un appuntamento, insomma, che si preannuncia irrinunciabile, per grandi e piccini. A breve, su Disney+.

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