Adesso mi tuffo nel Medioevo e mene vado a … Monteriggioni

Adesso mi tuffo nel Medioevo e mene vado a … Monteriggioni

Montereggion di torri si corona”. Non no, non è farina del nostro sacco, bensì opera del Sommo Poeta. Dante in prima persona la citò nel trentunesimo canto dell’Inferno della Divina Commedia, nel resoconto di una perfetta cinta medievale.

Ancora adesso, agli occhi dei visitatori, Monteriggioni si presenta così, pronta ad accogliere chi mira ad un tuffo nel passato. Un’immersione tra arte, storia e cultura, patrimonio della Cinta Senese. 

Così, armata del suo Castello, baluardo di una realtà senza tempo, si rende artefice di un turismo slow, che trova la sua declinazione migliore nel cibo, nei prodotti locali e nel modo, tutto toscano, di accogliere i turisti. Si erge, quest’ultimo, sulle pendici di una collina, coltivate a vigne e olivi. Una sorta di corona, a glorificare la fortificazione fondata, nel secondo decennio del Duecento, dalla Repubblica di Siena. Un avamposto, in difesa dell’eterna rivale, Firenze. 

Una volta all’interno, ci si trova immersi in un viaggio attraverso la storia, abbracciati dalle mura,, perfettamente conservate e percorribili per buona parte del loro percorso, costruito nel XIII secolo. Il punto ideale, per scorgere il panorama dei borghi tutt’attorno. La pietra, con una lunghezza di circa 570 metri, la fa da padrona. Vera Signora – o Domina – dell’antica dimora, si dispone in quattordici torri a pianta rettangolare e una quindicesima, addossata alla cortina interna.

L’itinerario prosegue, fino a condurci su Piazza Roma, nel cuore della fortezza. Qui, presso il Museo, Monteriggioni in Arme ci si affaccia alle fedeli riproduzioni di armi e armature medievali e rinascimentali. Volendo – pensate – si può persino indossarle. La struttura, inoltre, conserva accurati modellini, che illustrano mezzi e tecniche di assedio, utilizzati in momenti specifici, per difendersi dagli assalti nemici.

Finito? Niente affatto. Quello di cui raccontiamo è anche tappa tra le più rinomate della Via Francigena, secolare rete di pellegrinaggio, che attraversa Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra e che, negli ultimi anni, ha saputo rendersi protagonista di progetti e iniziative di promozione e valorizzazione storica, sociale e culturale, dei territori interessati. Dal 2004, è entrata a far parte degli Itinerari Culturali riconosciuti dal Consiglio d’Europa accrescendo, da allora, l’attenzione degli amanti delle passeggiate, per un percorso che sappia interpretare, in un unicum, la riscoperta del territorio e l’incontro con eredità eterogenee.

E poi – e, badate bene, seppur lasciata per ultima, non è per demerito – c’è la cucina. Un’enogastronomia sorprendente, che fa leva su prodotti Top. Cosa assaggiare da queste parti? Pappardelle al sugo di lepre, crostini di milza, zuppa di fagioli, bistecche di Chianina sono tra i piatti più prelibati. Innaffiati, tanto per non far torto a nessuno, da ottimi vini. Del resto, questa è la terra di Dante Alighieri.

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