Quel titubare di noi Italiani…

Quel titubare di noi Italiani…

L’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza ci invita, in tempi assai recenti, a riflettere sulle nostre paure. Fotografa, per dirla meglio, l’istantanea di cosa, ad oggi, preoccupa gli Italiani e svolge il suo compito, grazie all’apporto di Demos&Pi e Fondazione Unipolis.

Presa di coscienza, che induce non solo ad inevitabili interrogativi, ma conduce, anche, alla ricerca della strada più adeguata, per affrontare determinati temi. L’edizione è la Tredicesima, percepita, questa più di ogni altra, come indispensabile, per sapere – dato il momento storico – dove siamo e soprattutto – dove possiamo o dobbiamo tendere.

E i risultati parlano chiaro.

Dato primo, l‘allarme per il Covid-19, rispetto all’inizio del 2020, fagocita larga parte dello spazio, in
precedenza attinente ad altro.
Il Coronavirus, in pratica, sorvolando sugli argomenti economici, si conquista il podio. Verifica, che vale per il 26% dei connazionali, ma anche, più in generale, per i cittadini Europei
(Germania, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito). L’86% dei nostri concittadini
si dice molto o abbastanza in ansia
, nonostante la messa in atto del piano vaccinale e il suo andamento, tutto sommato efficace.

Avanti, indiscusso, rimane, tuttavia, il problema lavoro. Nel complesso, tre persone su dieci, nel nostro Paese, attribuiscono personale priorità all’andamento economico. Più nel dettaglio, se solo il 26% degli abitanti della Penisola si dichiara soddisfatto del quadro complessivo, oltre il 50% è di avviso positivo, per quel che concerne il proprio nucleo familiare.

Si traduce, invece, in secondo piano il tema della ‘inefficienza e corruzione politica‘. Una contrazione, che riguarda anche l’argomento immigrazione – fortemente ridimensionato – come pure quello attribuibile alla criminalità.

Dati alla mano, ricapitolando, l’indice relativo all’insicurezza globale scende al 70%; quello insito nell’insicurezza economica ripiega al 53%. Quello, infine, legato alla delinquenza passa dal 32% al 30%.

E, nonostante la crescita – va specificato – le violenze di tipo domestico interessano solo il 9% degli intervistati, diversamente dal timore riguardo al crimine organizzato, che raggiunge circa un terzo ed è in aumento, in particolar modo, tra le donne: casalinghe, di età compresa tra i 55 e i 64 anni.

Diversamente – e forse anche inaspettatamente – il pensiero di perdere la pensione o ritrovarsi disoccupati scende, attestandosi, rispettivamente, al 32% e al 29%, così come la convinzione di ‘non avere abbastanza soldi per vivere‘ (anche in questo caso, 29%).

Maggiormente in allerta, la fascia d’età compresa fra i 35 e i 44 anni.
E’ stabile al 17%, la componente che dichiara di avere, in famiglia, almeno una persona che ha perso il lavoro, nei 12 mesi precedenti il sondaggio e sale al 30% la quota di chi, in prima persona o attraverso parenti vicini, ha conosciuto un peggioramento della posizione lavorativa (cassa integrazione o riduzione dell’orario). Infine, il 21% dichiara di avere, tra i propri cari, una persona che ‘è stata impossibilitata a proseguire nella sua attività‘.

Allargando la prospettiva, si conferma testa di serie l’incertezza di tipo ambientale
(57%), mentre si registra una significativo progresso dell’inquietudine legata alle epidemie (46%).

L’indagine ha, inoltre, investigato il rapporto tra cittadini ed evoluzione scientifico-tecnologica. Ne emerge un atteggiamento di sostanziale fiducia nei confronti della scienza (90%, in Italia), anche
se ‘incondizionata’, solo per l’11% di chi ha partecipato al sondaggio. Valori, in ribasso negli altri Paesi: Germania 78%; Francia 74%; Regno Unito e Paesi Bassi 70%.

In particolare, pare che quanto pronunciato da medici o scienziati appartenenti al settore pubblico (76%) risulti più attendibile, in confronto al parlare di soggetti che operano nel privato (61%).

E se il 54% degli intervistati pensa che gli esperti vadano consultati, l’ultima parola, sono convinti i più, spetta comunque alla politica. Quasi che gli effetti di un ulteriore sviluppo, a dispetto dell’accezione benefica, rischino di compromettere lo stato delle cose, quando si tratta di ambiente o attinenti.

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