Iperboli… e parabole

Iperboli… e parabole

C’è calcio, vedi quello giocato, non meno di ieri sera, e calcio.

Jorginho ed Insigne

C’è un luogo, il campo, in cui, per un lasso di tempo che, certo, supera i 90 minuti ma non si estende poi più di tanto, sogni, aspettative, speranze vengono offerte sul piatto, a se stessi e agli spettatori e, se tutto va bene, si costruisce qualcosa. Ci si rafforza e, così facendo, si dà voce ad altri sogni, ad altre aspettative, ad altre speranze. Si soffre – come dire – ma l’impegno, che non prescinde alla fatica, ha un fine e l’obiettivo fa da mordente per raggiungere, in ultima botta, il risultato.

Il punto è che da tutto si può trarre insegnamento… persino da una partita – bella, meno bella – di pallone e, anzi, lo sport, in questo senso, si dimostra un grande Maestro, paradigma della vita come è.

Poi, dicevamo, esiste un altro calcio o meglio, un differente modo di intendersi calciatori, fate voi. Così, la cronaca riporta di Alessandro Corvesi, ex centrocampista della Primavera Lazio, la cui carriera – beffa del destino – si è conclusa proprio ieri quando, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, è stato condannato, con l’accusa di spaccio.

Il mondo è fatto a scale, cari miei. C’è chi scende e c’è chi sale“. Ci permettiamo di prendere a prestito le mai più azzeccate parole del Marchese del Grillo – alias Albertone ‘nostro’ – per codificare i fatti di questa esistenza tutta bislacca che, però, ci appartiene.

Alessandro Corvesi

Dunque, mentre c’era chi, sudando, si liberava dal pericolo più grande, quello, cioè, di rimanere schiavo delle proprie ombre, nelle medesime ore, qualcun altro, nel personale abisso, ci precipitava. Sei anni e 4 mesi, questa la condanna, per un 32enne, con ancora un ‘ricco’ futuro davanti.

Del resto, non poteva che andare così. Non è trascorso poi tanto da quel 5 febbraio, in cui le Forze dell’ordine hanno rinvenuto, presso l’abitazione del ‘nostro’, 25 panetti di cocaina e altri tre involucri, per un totale di 27 chili di polvere bianca. In aggiunta ai 210 mila – euro più, euro meno – in contanti.

Un passato nelle giovanili della Lazio. La tessera, fino al 2020, della Campus Eur, squadra che milita nel campionato di Eccellenza. Questo il curriculum. Centrocampista dai piedi buoni, Corvesi non ha mai sfondato nel mondo del pallone. Pertanto, i guadagni, quelli facili, li ha cercati altrove. Si è prestato a conservare nel proprio appartamento un quantitativo di cocaina per un valore, al dettaglio, pari a 5 milioni di euro. Chili di droga che, stando al Sostituto Procuratore Francesco Cascini, erano destinati alle principali piazze di spaccio della Capitale, litorale compreso.

Un monitoraggio, quello messo in atto nei confronti del giocatore, che proseguiva già da tempo e che, proprio quest’inverno si è tradotto in un intervento diretto dei Carabinieri. Hanno bussato alla porta della sua casa di Acilia e, dopo una breve perquisizione, hanno trovato un borsone, con all’interno droga e soldi.

Il giovane, con diversi precedenti ma incensurato, ha ammesso di essersi prestato al gioco: ‘badare’ – cioè – al maltolto, in cambio di denaro. Tuttavia, non ha mai fatto nomi.

Prendiamo atto di una sentenza che ha riconosciuto le attenuanti generiche“, afferma l’avvocato della difesa. “Evidentemente, la Corte ha ridimensionato il ruolo del mio assistito. Attendiamo le motivazioni, per valutare se ricorrere in appello“.

Chiesa

E, intanto, si allontana, passin-passino, la narrazione del bel gioco. Quella in cui vincono i buoni o, se non accade, lottano comunque con passione, fino in fondo. Quella in cui ti capita di accendere la Tv e assistere all’inaspettato: l’allenatore della squadra avversaria (Spagna nrd.) che esprime genuino assenso e stima verso… i tuoi o i due capitani, arbitro compreso, come pure i portieri che, appena prima dei rigori, si abbracciano e si fanno forza, reciprocamente.

Ecco, da quell’istante non importa chi vinca o chi perda, perché non esiste più un perdente. E’ stato rimosso. Obnubilato dagli sguardi, dai gesti di solidarietà, da quel che non ti aspetteresti mai tra rivali. E invece scopri, quasi con sorpresa, che la competizione sana esiste, che – tutto sommato – si può fare. E ne gioisci così tanto, in cuor tuo, che finisci per dimenticare tutto il resto, persino quel fattaccio increscioso di poche ore prima. Financo di come sia fragile la natura umana e portata all’errore.

D’altronde, ce lo insegna proprio il calcio. Il punto non è evitare di cadere. Il punto sta tutto nel come ti rialzi.

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