Quei temerari… del ristorante

Quei temerari… del ristorante

Signori e Signore, l’era del Bon Ton è morta. Defunta, riposa in pace già da un po’. Tuttavia l’educazione, quel minimo di etichetta che appartiene ai rapporti sociali, quella, almeno, bisognerebbe conservarla. Specie se si è con chi si conosce relativamente e ci si incontra in luoghi pubblici, con grande traffico di persone. Che, per quanto con un discreto grado di circospezione, siamo osservati, sotto lo screening di chi ci accompagna e, anche di chi, almeno nei fatti, è al nostro servizio.

Dunque, se rispettare i rigidi dettami del Galateo suona di arcaico, quanto meno potremmo attenerci a non congedarci del tutto dalle piccole accortezze che ci caratterizzano come Gentlemen o come Ladies; rispettosi in primo luogo di noi stessi e, per conseguenza, di chi ci è attorno, camerieri compresi, qualora ci trovassimo al ristorante…

  • Scarsamente gradito è, ad esempio chi, carico di impazienza, si siede prima che il cameriere lo abbia invitato ad accomodarsi. Spesso i tavoli sono ripartiti per zone, ognuna servita distintamente. Ciò agevola – sia chiaro – un servizio di qualità. Chiedere ‘permesso’ rimane, pertanto, un sempreverde. Mai al tramonto.
  • A ciascuno il suo. Quindi, evitare di prendere il bicchiere dal vassoio. Si pensa, così facendo, di essere utili nel servizio al tavolo. In realtà si rischia solo di causare pasticci. Meglio lasciar fare a chi di dovere.
  • Una volta terminato il pasto, è bene agevolare la sparecchiatura della tavola. Per non danneggiare l’atmosfera del ristorante e, pure, per promuovere un operato attento e meticoloso da parte di chi si occupa della nostra piacevole permanenza nel locale.
  • Evitare di ignorare il cameriere, nel momento del primo approccio come , pure, quando si avvicina a raccogliere gli ordini. Un comportamento, purtroppo, sempre più comune e indicativo di scarsa empatia.
  • Mantenere sempre desta l’attenzione nei confronti dei più piccoli. Dire bambini a tavola sottintende pazienza ed enorme riguardo. Non solo nei loro confronti, ma anche degli altri commensali. Di quelli presenti e di coloro che arriveranno più in là, al nostro seguito.
  • Ricordare cosa si è ordinato e prestare quel tanto di ‘testa’ quando arriva il cibo è un’accortezza affatto scontata, ma gradita da chi la riceve. Non è semplice gestire 3-4 portate, contemporaneamente.
  • Per richiamare occhi e orecchie di chi ci si serve in quel momento basta poco. Un cenno con il capo, un gesto velato. Non servono fischi o, peggio, urla sguaiate.
  • A meno che un ristorante non abbia bisogno di cambiare il tavolo, non si è obbligati a pagare immediatamente, una volta ricevuto il conto. Tuttavia, procrastinare non è mai garbato e, d’altronde, meglio togliersi il pensiero. Come si dice: ‘Via il dente, via il dolore!
  • Il cibo ha deluso le aspettative? Che serve prendersela con chi non c’entra? Chi recupera gli ordini, di mestiere non fa lo chef e poi si sa, ‘Ambasciator non porta pena‘…
  • Lasciare la mancia, specie all’estero è di uso comune. In genere, per chi non lo sappia, è pari al 10% del totale. Il contrario, e cioè non farlo, equivale ad ammettere che ristorante e servizio sono stati, a nostro arbitrio, pessimi.
  • Evitare di rendersi utili nella pulizia ai tavoli. Anche in questo caso, è necessario ricordare che si è ospiti in ‘casa’ d’altri, sottoposti ad abitudini che, magari, non conosciamo. Siamo clienti? Comportiamoci, allora, secondo il nostro ruolo.
  • C’è fuori menù e fuori menù. Se si hanno esigenze particolari è bene metterle in luce, senza però stravolgere ex novo, con l’ordine, il ménage del ristorante. Si rallentano i tempi della cucina e si crea inutile imbarazzo.

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