Quel labirinto tutto arzigogoli del Gren Pass

Quel labirinto tutto arzigogoli del Gren Pass

Non sono no-vax. Eppure di vaccino, per loro, non se ne parla.

Si conta, infatti, tra costoro, chi ha avuto un problema di salute tra la prima e la seconda dose: una reazione allergica – ad esempio – e chi ha avuto un parere negativo dal proprio medico, a causa di patologie pregresse. Senza contare le donne in gravidanza, dubbiose sul sottoporsi o meno alla vaccinazione, per la mancanza di studi effettuati su un vasto campione che le comprenda.

Questa è solo parte dell’esercito di persone che ‘vorrebbero ma non possono‘. Tutti coloro che, seppur armati del desiderio di immunizzarsi, rischiano di rimanere esclusi/e dai benefici del Green Pass. A meno che non venga istituita un’esenzione apposita. 

Sarà indispensabile mettere a punto una circolare in tempi brevissimi, entro il 5-6 agosto”, fa sapere Giovanni Rezza, Direttore della prevenzione del Ministero della Salute. Ma la data, ormai prossima, non si accompagna – ancora- ad alcuna decisione di fatto.

Dai piani alti non arrivano delucidazioni. Sul sito del Governo, nella sezione ‘risposte’ si spiega che “la Certificazione verde Covid-19 non è richiesta ai bambini, esclusi per età dalla campagna vaccinale e ai soggetti esenti, sulla base di idonea certificazione medica. Per queste persone verrà creata una Certificazione digitale dedicata. Finché questa non sarà disponibile, possono essere utilizzate quelle rilasciate, in formato cartaceo“. Il che, in sé, sarebbe anche un elemento chiarificatore. Se non fosse che sono numerosi, ciò non di meno, i quesiti tuttora in sospeso. Chi, nello specifico, potrà usufruirne? Bisognerà comunque sottoporsi al tampone previsto per chi è sprovvisto di Green Pass? Etc. etc.etc.

In Lombardia, sono circa ottomila gli esonerati. Al Palazzo delle Scintille, gestito dal Policlinico, si consegnano – in tal senso – otto/dieci certificati al giorno, su 10 mila somministrazioni previste. Tra questi c’è, per dirne una, chi non può ricevere la seconda puntura, perché si è ammalato di Covid, dopo la prima dose. E poi quelli che dovranno rinunciare, per evidenti ragioni mediche.

E c’è pure chi, all’interrogativo su come procedere, si è sentito rispondere: “Dovrebbe chiedere al generale Figliuolo”.

Siamo in un limbo ma non per colpa nostra”, commentano i più, consapevoli che, invece, qui, c’è poco da scherzare. A gennaio, le Società Scientifiche Italiane Sigo, Aogoi, Agui e Agite hanno redatto un documento (condiviso anche da Sin, Sip, Simp, Sierr e Fnopo) sulla vaccinazione Covid, in gravidanza. Mancano ancora dati specifici, ma il vaccino – al di là del naturale scetticismo – non è controindicato. Ma c’è chi, nell’incertezza, preferisce, suo malgrado, abdicare ai tamponi.

Infine, nel caos c’è finito anche chi, visto il procedimento in itinere, si è trovato immerso nel marasma dei tamponi e dei test sierologici. È il caso di chi – per comprenderci – ha scoperto di aver contratto il virus. Tuttavia, non essendogli mai stato riscontrato un tampone positivo, le Autorità Sanitarie si sono trovate in impasse, nel calcolare il momento in cui è avvenuta la guarigione. Dunque, stentano pure nell’assegnare il Green Pass.

Allo stesso tempo, i medici consigliano – a quanti rientrano in quest’ultima casistica – di aspettare (alcuni tre, altri sei mesi), prima di sottoporsi al vaccino. Cittadini che, per conseguenza, si troverebbero costretti ad effettuare un tampone, per recarsi in piscina, al bar o al ristorante, pur essendo forniti di anticorpi. E i falsi negativi? Dell’elenco fanno parte anche questi ultimi. Coloro, cioè che, pur contagiati e in alcuni casi sintomatici, sono sempre risultati negativi ai tamponi e che, quindi, stando al sistema sanitario, non risultano guariti.

Senza Green Pass, anche loro, in una fila che ogni giorno si presenta più cospicua.

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