Monkey see… Monkey do

Monkey see… Monkey do

Mai sentito parlare della Teoria dei Neuroni a Specchio? Rappresentano, nello specifico, una classe di neuroni, che si attiva selettivamente, sia quando si compie un’azione (con la mano o con la bocca), sia quando la si osserva, mentre è compiuta da altri.

Avete presente quando salite in macchina, accanto al posto di guida e, con la massima attenzione, ripercorrete passo passo i gesti di chi, invece, è realmente al volante? Alle volte, talmente è esteso il grado di partecipazione, che sembra di possedere il controllo della vettura, in prima persona.

Ecco, i suddetti neuroni funzionano un po’ così. Rispecchiano – cioè – ciò che avviene nella mente del soggetto osservato, come se fosse l’osservatore stesso a compiere l’azione.

Un fenomeno, questo, individuato nei primati, in alcuni uccelli e nell’uomo. Nei soggetti umani, tuttavia, oltre ad essere localizzato in aree motorie e pre-motorie, si trova anche nell’area di Broca e nella corteccia parietale inferiore. E, tra gli scienziati, c’è chi considera la scoperta tra le più rilevanti, in campo di Neuroscienza. Pensate, solo per fare un esempio, al potenziale insito nei processi di imitazione e del linguaggio.

Insomma, scimmia e uomo, in analoghe condizioni. Un notevole contributo, in termini di sistema, alla più nota Teoria della conoscenza o, come qualcuno la definisce, Teoria della mente. E immaginate, pure, l’utilità nel contravvenire a patologie della conoscenza e della comunicazione, come, ad esempio, l’Autismo.

La scoperta, avvenuta tra gli anni ’80 e ’90, è da considerarsi merito dei ricercatori dell’Università di Parma. Il Team si stava, allora, dedicando allo studio della corteccia pre-motoria. Avevano, i medici, collocato una serie di elettrodi nella corteccia frontale inferiore di un Macaco, per studiarne, nello specifico, il controllo dei movimenti della mano, come il raccogliere o il maneggiare oggetti.

Durante ogni esperimento era registrato il comportamento dei singoli neuroni nel cervello della scimmia, mentre le si permetteva di accedere a frammenti di cibo, in modo da misurarne l’eventuale risposta neuronale.

Ebbene, come esperienza insegna, anche in questa occasione, l’intuizione avvenne… per caso. L’aneddotica racconta che, mentre uno tra gli esperti afferrava una banana da un cesto di frutta, i neuroni della scimmia ‘spettatrice’ iniziarono a reagire. E, se in un primo momento si pensò che si trattasse di un difetto nelle misure o un guasto nella strumentazione, ci si accorse presto non solo che quest’ultima era a posto, ma che le reazioni, al ripetersi dell’esperimento, rimanevano esattamente le stesse.

Da allora, il lavoro è stato pubblicato ed incrementato, via via, grazie a sperimentazioni costantemente aggiornate, confermando che, nel cervello umano, esistono sistemi simili e parecchio sviluppati.
Certo, i primi esperimenti con esseri umani, condotti con immagini di azioni (afferrare, ecc.) prodotte graficamente al computer – vale sottolinearlo – condussero a risultati deludenti. Le medesime prove eseguite e osservate ‘in presenza’ portarono, invece, a valutazioni assai più concrete.

Le zone del cervello interessate?

  • la porzione rostrale anteriore del lobo parietale inferiore
  • il settore inferiore del giro pre-centrale
  • il settore posteriore del giro frontale inferiore

E non si esclude neppure l’attività in un’area anteriore del giro frontale inferiore, nella corteccia pre-motoria dorsale. Questo, per quanto riguarda l’azione e l’osservazione di movimenti fondamentali, ancora slegati da comportamenti emotivi.

La differenza vera e propria sta nel fatto che il sistema umano dei neuroni specchio codifica atti motori transitivi e intransitivi, capaci – cioè – di leggere ed interpretare sia il tipo di azione, sia la sequenza dei movimenti di cui essa si compone. Nell’uomo non è necessaria un’effettiva interazione con gli oggetti: i suoi neuroni-specchio si attivano anche quando l’azione è semplicemente mimata.

E c’è chi collega la teoria, perfino alla comprensione di comportamenti che manifestano un’intenzione non ancora manifestata, ma tesa a risultati futuri.

Proviamo a capirne di più

L’osservazione sulla scimmia e sull’uomo comporta anche evidenti studi sulla possibile evoluzione dei rispettivi sistemi specchio. Nell’uomo, ad esempio, è presente un complesso sistema di espressione delle emozioni, che in tutte le altre specie è assente. Per cui, la ricerca si allarga anche al campo della conoscenza dei meccanismi sociali, con la prova che il concetto di individuo è assai relativo.

Il meccanismo della comprensione di azioni compiute dagli altri è stato estremamente utile per ampliare il campo di indagine. La capacità di parti del cervello umano di attivarsi alla percezione delle emozioni altrui, espresse con moti del volto, gesti e suoni; la capacità di codificare istantaneamente questa percezione in termini viscero-motori, rende ogni individuo in grado di agire in base a un meccanismo neurale per ottenere quella che gli scopritori chiamano partecipazione empatica. Dunque, un comportamento bio-sociale, ad un livello che precede la comunicazione linguistica, che caratterizza e soprattutto orienta le relazioni inter-individuali, che sono, poi, alla base dell’intero comportamento sociale.

Comunque sia, gli ultimi esperimenti hanno confermato che di fronte al comportamento dei soggetti, i neuroni specchio hanno manifestato, di volta in volta, un’architettura e un’organizzazione cellulare diverse, semplice o sofisticata, a seconda dei fenomeni emotivi che provocavano la reazione neurale. In pratica, si sta identificando il complesso meccanismo biologico, alla base del comportamento sociale.

E persino la Cinematerapia ne ha approfittato, approfondendo lo studio di come sia possibile che, in presenza di alcune scene particolarmente coinvolgenti, i neuroni specchio si attivino, come se fossimo noi stessi a vivere le medesime situazioni.

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