Quel tesoro immacolato in fondo al mare di Valencia

Quel tesoro immacolato in fondo al mare di Valencia

Quando un’escursione subacquea può rivelarsi una vera e propria spedizione, dal valore archeologico inestimabile..

E’ accaduto lo scorso 24 agosto, quando due sub amatoriali, Luis Lens e César Gimeno, nel corso di un’immersione a largo dell’isola di Portitxol, a Xàbia, sulla costa orientale della Spagna, hanno rivenuto una tra le più vaste collezioni di monete romane in Europa. Nei fondali, hanno dapprima rintracciato 8 monete. Poi, durante un secondo sopralluogo, ne sono state ripescate altre 45.

Gli studiosi dell’Istituto di Archeologia e Beni Storici dell’Università di Alicante hanno quindi analizzato i reperti, perfettamente conservati, e hanno cercato di abbinare loro una collocazione temporale. Le hanno alfine stabilite tra la fine del IV e l’inizio del V secolo. Del resto le iscrizioni – lo si accennava – erano evidentemente chiare, tanto da poterle associare ai diversi Imperatori. Tre risalgono a Valentiniano I; sette a Valentiniano II; 15 a Teodosio I; 17 ad Arcadio; 10 ad Onorio e c’è pure una moneta non identificata. E non finisce qui giacché, in più, sono stati trovati anche tre chiodi, probabilmente in rame, e i resti in piombo di quello che doveva essere, a suo tempo, il forziere di riferimento.

LA CONNOTAZIONE STORICA

È una scoperta molto significativa – spiegano gli Esperti – dal valore enormemente prezioso. Siamo in presenza di un fantastico documento archeologico del tempo in cui, in questo caso, arrivarono gli Alani. Chiunque ha nascosto lì quelle monete, è morto prima di poterle riprenderle».

Secondo una prima ricostruzione, infatti, si suppone che il tesoro sia appartenuto ad un ricco proprietario terriero che voleva, in tal maniera, proteggerlo dai Barbari presi, in quel frangente, al saccheggio dell’Impero Romano d’Occidente. Alani, Svevi e Vandali invasero l’area spagnola nella fase finale della caduta dell’Impero d’Occidente così che, dal 409 d.C., il fantomatico metallo si è conservato intatto: “È come se fossero state fatte ieri. Solo una moneta non è identificabile, poiché l’iscrizione è stata graffiata“.

La baia di Portitxol, del resto, non è nuova a scoperte del genere. Nella medesima area è stato possibile reperire ancore, anfore, resti di ceramiche e altri manufatti, tanto che il Governo locale di Valencia ha deciso di stanziare un primo fondo da 17.800 euro. L’obiettivo è indagare riguardo all’eventualità che, nei fondi marini, siano presenti ancora i resti di eventuali navi.

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