Scivoli via… Rossano. Ma resti comunque

Scivoli via… Rossano. Ma resti comunque

Esistono ‘uomini, ominicchi…‘ e poi ci sono quelli che potremmo definire guasconi. Gente che, a dispetto del fatto che la riempiresti di schiaffoni praticamente ad ogni cambio di vento, riescono non solo a farsi perdonare ma, pure, a farsi voler bene. Come nessun altro. Forse perché, al di là delle apparenze, gli leggi un cuore buono e generoso e comprendi che, quel loro modo di agire, maschera solo un’enorme fame di attenzione, di affetto.

Difettati, sembrano – e probabilmente lo sono – le persone migliori che Tu abbia mai conosciuto. Di certo le più vere.

Ecco, inutile giraci intorno. Esce – adesso – la notizia, facendo il giro dei Social, che è morto Rossano Rubicondi, quarto marito della ricchissima – ed efficientissima – Ivana Trump. E già a sentire quella parola: ‘morto’, c’è qualcosa che stride, perché, anche se di anni ne sono trascorsi – la prima volta fu nel 2008 – da quando lo abbiamo ‘accolto’ per la prima volta in casa, attraverso il richiamo dello schermo televisivo, resta intatto, ancora, quel che ci ha insegnato di Lui.

Ad apprezzare, cioè, uno pronto a giocare con la vita. Un avventuriero? Forse e, anche se fosse, cosa ci sarebbe di male? Lo abbiamo conosciuto schietto, ilare, ironico… uno, insomma, dalla battuta pronta. Un compagnone, un seduttore – si vocifera ancora della fantomatica liaison con Belen. Un Casanova, non certo un Don Giovanni. Di sicuro, un buongustaio. Uno che, una volta salito sulla giostra, ha fatto di tutto per godersela appieno e il giro, in soli 49 anni, lo ha percorso con dovizia, se è arrivato ad impalmare – tra l’altro – una tra le donne più ricche e potenti, se non del globo, almeno d’America.

Eppure a noi sembrava… appunto… ‘uno di noi‘. Un ragazzone, capace di trovarsi a proprio agio in ogni frangente e con chiunque. Un uomo dalla faccia tosta, che per la timidezza, a questo mondo, non c’è spazio.

Grazie per il percorso fatto insieme”, posta – su Twitter – Simona Ventura. “… per i litigi, le incaz**ture, ma anche i chiarimenti e le risate, tantissime, che abbiamo fatto insieme. Fai buon viaggio RIP“. Ecco, avevamo appena finito di dirlo.

Lo saluta, nel suo modo personalissimo e colorato, persino il Divino Otelma che, con il ‘nostro’ ha condiviso, a suo tempo, la peregrinazione in Honduras: “Ci rivedremo oltre il Velo di Iside e canteremo ancora insieme”, scrive. A sottolineare la trasversalità di qualcuno che, piaccia o meno, era evidentemente speciale.

E che avrà fatto mai? Si domanderanno alcuni. Se preferite, potremmo decantarvi le sue prestazioni da modello, prima; da attore, a seguire. Da conduttore, pure; o anche da imprenditore. Il punto è che, a volte, ‘fare’ serve a poco giacché, prima ancora, si è. Si riesce ad esprimere se stessi in maniera così audace e fulminante, che non occorre niente altro.

E’ questo era, anzi è Rubicondi. Quello a cui, magari, non lasceresti le chiavi di casa, che poi chissà se la ritrovi. In compenso – e a ragione – saresti proto ad affidargli i tuoi tesori più preziosi o a confidargli i segreti più nascosti perché sai che, entrambi, li proteggerebbe.

Ecco. Pagina chiusa. Un melanoma, raccontano le cronache. Un tumore alla pelle e le luci ci spengono, alla faccia della voglia di stare ancora su. E poco importa se ci si divertiva sul Tagadà, sulle Montagne Russe o, semplicemente, si tratti di assaggiare un goloso stecco di zucchero filato. Il Luna Park ora chiude e tutti fuori, che è tempo di tornare a casa.

E sia. Allora ciao, Rossano. Te lo diciamo con lo stesso sorriso aperto che, per primo, ci hai sempre riservato. Ma, prima che ti allontani, vorremmo consegnarti un regalo che, non rendendotene conto, dal canto tuo ce ne hai fatti tanti. Ti lasciamo una canzone. Parole, ma suonano leggere, esattamente come hai voluto mostrarti Tu. Disegnato per la battuta… ed è così che ci rimani addosso. Un po’ spericolato, sagace, adorabilmente imperfetto.

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