Cinema? Non datelo per spacciato, perché ha ancora tanto da dire…

Cinema? Non datelo per spacciato, perché ha ancora tanto da dire…

Cinema sì. Cinema no. Di fatto, le sale Italiane risentono dell’effetto Covid. Barricati in casa, abbiamo perso l’abitudine – finora tanto amata – di gustarci un film, direttamente accomodati sulle poltrone con, di fronte, uno schermo gigante. Vuoi anche l’utilizzo sempre più frequente delle piattaforme, di fatto si va perdendo lo spirito con cui ci si approcciava da ogni nuova pellicola.

Dunque, questo 2022 rappresenterà un punto di svolta, in un modo o nell’altro. Probabilmente decisivo, per le sorti di maestranze e attori. E i registi decidono di affrontare la battaglia a testa alta, assestando allo streaming tutti i loro colpi più articolati e segreti. Da Paolo Genovese a Luca Guadagnino, da Gabriele Salvatores a Michele Placido, da Paolo Virzì a Pupi Avati, da Paolo Taviani a Nanni Moretti, da Pietro Marcello fino a Mario Martone ed Alice Rohrwacher sono tutti già armati per affascinarci.

Tra i primi a farsi avanti, per l’appunto Salvatores che, con Il ritorno di Casanova fa sfoggio di un Toni Servillo ormai prodigio, per raccontarci le vicende di un seduttore in età avanzata, alle prese con la sua ultima giovanissima e impossibile conquista.

Ancora, in rispolvero di classicità c’è Dante, biopic sul Divin Poeta, a firma del Maestro Avati. Di scena la sua tormentata vita, dall’infanzia solitaria alla morte in esilio, vista attraverso il viaggio di Giovanni Boccaccio. Operazione di riabilitazione alla memoria?

Segue a ruota Pietro Marcello, che si cimenta liberamente – e coraggiosamente – con l’opera di Manzoni. Per ora nessuna notizia su location e cast, ma di questa Divina Commedia si sentirà certo parlare. Poi c’è Leonora addio, primo film di Paolo Taviani senza fratello al seguito. La trama, in questo caso, prende spunto da un classico della letteratura, ispirato all’omonima novella di Luigi Pirandello, in cui si racconta il matrimonio tra Rico Verri e Mommina, una donna non più giovane. Mario Martone, invece, deve vedersela con Nostalgia, raffinata ricerca sulla napoletanità, con la lettura cinematografica dell’omonimo romanzo di Ermanno Rea. Protagonista Felice Lasco, che torna nel Rione Sanità, in quel di Napoli, dopo quarantacinque anni trascorsi fra Medio Oriente e Africa. Ed è qui che decide di rimanere, in attesa dell’incontro fatale con Oreste Spasiano, delinquente incallito, detto Malommo.

L’ombra di Caravaggio di Michele Placido racconta, invece, del genio del Rinascimento. Un rilettura moderna, che indossa le sembianze, per l’occasione, di Riccardo Scamarcio. Stando all’interpretazione del regista, l’artista maledetto era paragonabile, in buona parte, alle attuali rockstar. Un uomo, prima di tutto, in perenne contraddizione con le sue donne, i suoi demoni e soprattutto il suo genio.

Il primo giorno della mia vita di Paolo Genovese, tratto dal suo romanzo omonimo, conta tra gli interpreti, pure qui, Toni Servillo, accompagnato da Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Giorgio Tirabassi e molti altri e racconta della capacità di ripartire, quando tutto sembra crollare. Find Me di Luca Guadagnino non è altri, se non il sequel di Chiamami col tuo nome (Oscar per la miglior sceneggiatura). Protagonisti gli stessi Elio e Oliver, questa volta in viaggio negli Stati Uniti degli Anni Novanta.

Siccità di Paolo Virzì ci racconta, dal canto suo, di redenzione. In un mondo – quello di Roma Capitale – ormai allo sbando e senza regole, non piove da tre anni. Nella città che muore di sete e tra mille divieti si muove, così, un coro di personaggi, giovani e vecchi, emarginati e di successo, vittime e approfittatori. Poco o nulla si sa, infine, de Il sol dell’avvenir, ennesima opera di Nanni Moretti, se non che il regista ha da poco terminato la prima stesura della sceneggiatura.

Il resto è avventura, stupore e speranza di poterci riaccomodare, esattamente come facevamo un tempo, spensierati e riprendere a sognare.

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