Questi uomini, in continua evoluzione…

Questi uomini, in continua evoluzione…

Pronunciare la parola papà equivale, in un certo senso, ad idealizzare, tra le sue braccia, una sorta di nido. Un luogo protetto, in cui tutto è possibile. Così, le più recenti circostanze associate al Covid, in cui smartworking e dad la fanno da padrone, hanno dato modo a genitori e figli, inaspettatamente, di… conoscersi. La famiglia si è, in sostanza, riorganizzata, secondo principi più moderni, in cui anche le figure di riferimento, tra le mura domestiche, sono disposte ad alternarsi, dandosi manforte nei vari ruoli.

Dunque, per riassumere la situazione potremmo dire: più papà e meno professionisti o, almeno, così è come raccontano di sentirsi gli uomini. Il lavoro, in sostanza, per i Signori Maschi, non svolge più quell’apporto preponderante che rivestiva un tempo. E, se non basta l’osservazione reale a confermarlo, ulteriormente, contribuiscono i sondaggi. L’esperienza condotta da Survey Annuale, ad esempio, che ha coinvolto 1032 partecipanti ai percorsi formativi di Lifeed, EdTech company a impatto sociale, attesta che i padri si sentono tali al 71%; partner per il 66%; amici (59%) e figli (59%). Solo dopo, professionisti (42%).

Genitorialità, relazione, cura. Ecco i tre capisaldi a cui l’Universo maschile tende, ad oggi, a fare riferimento. Per il 62%, lavoro da casa e pandemia sono stati e non è un male un’occasione per sperimentare “un modo diverso di mettere insieme vita privata e vita lavorativa“.

Se padri e madri  si definiscono entrambi affettuosi (89% uomini; 94% donne) e organizzati (80% uomini; 86% donne), i primi si differenziano per riflessività (73% degli uomini, contro il 68% delle donne), umorismo (73% uomini; 68% donne) e riservatezza (50% uomini; aspetto, quest’ultimo, che non emerge dalle rilevazioni sull’universo femminile).

La paternità, inoltre, fa emergere – secondo più del 60% di quanti presi in esame – creatività e capacità di innovare. Il caregiving, d’altro canto, porta a sviluppare e applicare maturità e sensibilità. I ruoli di cura sono anche la palestra dove allenare competenze e soft skills, utili a detta della maggioranza, anche nel posto di impiego.

L’ultimo anno ha allenato, tra l’altro, la capacità di gestire il cambiamento e la resilienza (84% entrambe). I nuovi padri, in particolare, hanno messo in discussione le rispettive abilità organizzative , in termini di problem solving (87%), decision making (87%), gestione del tempo e priorità (83%). Gli uomini caregiver, di contro, hanno ampliato il proprio grado di consapevolezza (84%) e le competenze relazionali, come l’ascolto (91%), l’empatia (84%) e la comunicazione (83%).

Un risultato più che discreto, se pensiamo che è tutto merito/colpa della pandemia…

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