La più piccola di casa…

La più piccola di casa…

Facciamo finta che non sia successo. Facciamo finta che questa stupida settimana non sia trascorsa…

Facciamo finta, ti prego, che io ti abbia raggiunta, che ti abbia salutata per tempo. Che non abbi pensato: “Lasciala riposare. Non è adesso il momento per parlarle…”.

E invece no. Tempus fugit, non è così? E Tu non mi hai mai dato l’aria di essere una che ha voglia di avere pazienza. La più piccola, la più viziata di sei… e non è un rimprovero, né una colpa. E’ un fatto e stop.

Così, appena Lui se n’è andato devi esserti domandata: “E ora che ci faccio qui?“. Devi aver pensato che fosse terribilmente noioso rimanere, quando chi hai amato – il senso di chi sei stato, nel bene o nel male – non c’è più. Che senso può avere continuare a fare i capricci… e che male c’è, nell’abbandonarsi, fiduciosa, a quel che viene dopo?

Qualcuno potrebbe accusarmi, forse, di parlare a sproposito. Ma non è così. Io so. So chi eri, chi hai voluto essere, caparbia e vivace. E accentratrice, pure, come si addice a chi è stato viziato. Ma sai che c’è. A me sei sempre piaciuta così. Onestamente e dichiaratamente bambina, anche da grande.

Ho sentito tanto raccontare di te, della tua storia d’amore… e sei rimasta, nel momento in cui la persona che più amavo è andata via. Sei restata per consolare me. Per riscaldarlo, questo cuore mio naufragato nel dolore, perché sapevi – ne sono certa – che eri il ponte. Rappresentavi il legame tra me che, allora, rischiavo di perdermi, e la Luce più intensa che avessi mai visto. L’amore è così potente… Ci riscalda. Ci vince…

Così ti sei fatta nido. Lo hai fatto, per me. Generosa, a dispetto di tutto e di tutti. Dei tuoi legami più importanti, di chi sarebbe dovuto venire anche prima di me. E non serviva essere presente. Io ti sentivo… Tu sentivi me… Sfido chiunque ad affermare il contrario.

Allora grazie. Grazie, perché ogni carezza, ogni sorriso, ogni singolo gesto, da parte tua, arrivava centuplicato, insito di un potere che nulla aveva a che vedere con qualcosa di marginale.

Sono fiera di Te, per quanto possa contare perché, al di là di tutto, prima di andare hai sistemato i tuoi conti. Hai fatto quel che dovevi. Quel che, oggettivamente, era giusto. E chissà che adesso o tra un po’, appena il tempo di arrivare, non ti ritrovi, valigie alla mano, in un posto fighissimo. Abitato da gente fighissima.

Magari all’inizio ti sentirai frastornata, provata per il viaggio, ma poi, sono sicura, ti troverai bene. Riprenderai a ridere.. perché, sai, mi sono accorta che io ti ho visto sempre e solo ridere…

Se mi mancherai? L’amore, quando ti invade, non può allontanarsi. Se ti penserò? Certo che sì, quello sì. E, nel mentre, mi disegnerò un po’ più coraggiosa, più imprudente e spudorata, che mi sono dimenticata pure come si fa…

Allora ciao, mio tesoro. Ciao e, stavolta, a restituirti la carezza sono io. Di più, è un abbraccio smisurato, il mio. Per ogni istante che mi hai donato, per come non mi hai permesso di affondare. Perché mi hai amata. Amore… e quel tuo cuore limpido, nei miei confronti, resta depositato dentro. Custodito, fino al mio ultimo momento qui!

A zia,

Angela

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