Insidiosa, meschina, disgregante: ecco a voi la censura

Insidiosa, meschina, disgregante: ecco a voi la censura

Succede anche questo. Accade, cioè, che ballerini professionisti vengano interdetti dall’esibirsi in quello che è ritenuto il Capolavoro di Čajkovskij. Insomma, il Lago dei Cigni non s’ha da fare‘. Motivo? E’ Russo. Dunque, il Comune di Lonigo, che aveva organizzato l’evento al fine di devolvere i proventi al popolo ucraino, si è trovato mani e braccia legate. Poche ore prima della messa in scena – siamo al principiare del mese di Aprile – direttamente da Kiev è arrivata una telefonata, per fermare lo spettacolo. Poco importa che l’intero corpo del Balletto Classico Ucraino si trovasse praticamente già in tutù.

Per quel che attiene al Teatro del Comune in provincia di Vicenza, da tempo, era tutto pronto, ma l’embargo è stato inesorabile e ha lasciato tutti basiti. In breve, il contrordine lanciato dalla National Opera of Ukraine e dal relativo Ministero della Cultura si è rivelato senza via d’appello.

A malincuore, siamo costretti a comunicare che, dopo i gravi fatti occorsi a Bucha, Hostomel e Mariupol il Corpo di Ballo ci ha informati, in data odierna, che la National Opera of Ukraine ed il Ministero della Cultura Ucraini hanno intimato loro di non portare in scena, questa sera, Il Lago dei Cigni“. Ecco la nota rilasciata, in extremis, dal Direttore Amministrativo del Teatro.

Una decisione accettata con rammarico o, piuttosto, subita. In pronta sostituzione, Giselle (espressione classico-romantica, in due atti, datata 1841, di Adolphe Charles Adam), caposaldo, in egual maniera, del repertorio della danza mondiale. Preso atto dell’impegno del Teatro nel voler rimborsare, eventualmente, il biglietto, ben poche sono state le défalliance.

Restano, tuttavia, forti gli interrogativi sul senso del boicottare, in base ai fatti del 2022, secoli di cultura russa. Un patrimonio che, per lungo tempo, ha arricchito la storia dell’umanità e che, da sempre, si predispone a ponte tra i popoli e le loro identità, oltre che come strumento di pace. Cosa di cui, al contrario, non è mai stata portatrice la censura.

Anzi. Involontariamente, cancellare il repertorio, parte integrante della tradizione, in ogni sua forma, altro non equivale che rendere un favore al Cremlino che, da settimane, è in decisione di sfruttare la russofobia, per compattare il proprio fronte interno.

Non rende merito agli artisti, che tanto hanno voluto donarci. Non rende giustizia a noi, come esseri umani. Rinnegare il bello, per dimenticare il brutto. Non funziona così.

L’ultima operazione così massiccia per distruggere la letteratura indesiderata è stata condotta in Germania, dai nazisti“. Il commento, ironia della sorte, è dello stesso Putin. Ebbene, se davvero si vuol fare qualcosa, allora bisognerebbe insistere, nel promuovere quanto di più buono è insito nell’umana natura. Qualsiasi altra azione o decisione risulta, alla fine della fiera, fuorviante, alienante, controproducente.

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