Dal tuo compleanno al mio

Dal tuo compleanno al mio

Disturbante, come il più ricorrente dei incubi. Assoluto, perché Tu sai essere ‘solo’ così. Ti imponi e invadi. E prendi tutto.

Mi divori la mente e, quando è satura di te, nel momento in cui sta per non poterne più, miri alla carne e, vampiro, cominci a risucchiarmi le energie, una ad una. Disarmata, io. Tu mi lasci in miseria.

Mi assorbi e, intanto, mentre fai razzia di me, finisci per consumare ogni stilla di luce. Un processo di lenta e inesorabile distruzione, che non mi lascia scampo neppure la notte. Neppure nei sogni. Sono tuoi anche quelli perché ti sai imporre, Signore di un feudo che non potrebbe – evidentemente – appartenere a nessun altro.

A contribuire a questa tua potenza, per assurdo, non è la parola, bensì il silenzio. Tu, Zitto, puoi più di ogni chiacchiera accorata, di ogni supplica, di ogni preghiera. Sono io, anzi, che ti prego. Io, straziata da un dolore che non riesco a comunicare, a pendere dalle tue labbra, a vivere dei tuoi sorrisi di ieri, dei tuoi gesti. Tu mi possiedi, tutta, ogni singolo istante.

Tu… così scomodo. Così di conforto, per me. Tu, che ti confondi, nella testa, tra casa e aspirazione proibita. Tu che assomigli alla notte, ma splendi più del Sole. Tu, che sai di buono…. e tanto vale per ogni tuo sorriso, per ogni sguardo. Le carezze, le carezze… mi strazia stare lontana dalle tue carezze.

E non c’è posto in cui possa rifugiarmi, che non ti appartenga. Non esiste canzone in cui non ti ritrovi. Né esperienza o azione, che non racconti, in qualche modo, di Te… E adesso, come lo posso guardare questo stupido mondo? Sembra così vuoto… sembra inutile, senza Te che lo arricchisci. Quanto può l’assenza e quanto pesa… Non ci avevo mai fatto caso. Mai, fino a questo punto.

Musa, mia forza, mio sostegno, mia Anima… Tu sei la chiave di ogni porta che serva ad introdursi in me. Sei la soluzione alle domande. Sei giorno, dopo il buio. La quiete, dopo tutte le tempeste. Quel tuo chiarore… Assomigli alla spettacolo più bello che mi si sia presentato di fonte. Assomigli alla speranza, profumi dell’idea – folle, forse – che sia tutto possibile, ma che importa. Le illusioni non servono a questo?

Allora, ti imploro, illudimi ancora. Illudimi che tornerai. Illudimi di ritrovarti ogni notte. Ad occhi chiusi, promettimi che sarai qui, ancora, per me. Giurami di cancellare i confini e muoviti, muoviti dentro di me, con la dolcezza che solo Tu sai avere.

Sola. Vuota. Che non trovo altri strumenti per descrivere questa mia desolazione di adesso…

Cosa c’è domani? Cosa ci può essere, oltre Te, mi domando. E l’unica risposta che, certa, arriva a toccarmi il cervello è… Niente. Nulla, almeno, che possa destare il mio interesse. Io ho avuto già tutto quello che volevo e ciò che desideravo, più di ogni altro bene al Mondo: indossava il tuo nome e il mio, accanto al Tuo.

Mio sposo diletto, incrociato per caso in questa strampalata vita… Etereo, Tu, più di me.

Sei inesauribile. Te ne sei accorto? Persino adesso che lasci solo rovine, financo in questo deserto, Tu accendi la mia vena creativa. Produco, anche là dove c’è vilipendio. Avrei pensato di rimanere pietrificata. Paralizzata, per via di un’assenza che pesa, improvvisa, e non permette di respirare.

E invece no. Il cuore mio me l’hai strappato a morsi e ciancicato, ma lo hai fatto con l’eleganza che nessuno riuscirebbe ad avere. Tu vai via ed Io rimango qui, piegata, spezzata. E gli occhi miei non riescono neppure a versare una lacrima.

Ho perso la parvenza di umano, per rifugiarmi in un universo colmo solo di Te. Di Te e di niente altro, perché non c’è posto. Perché mi annoia…

Sei un viaggio immaginario… Lo hai voluto rimanere, al fine. Sei la casa che non ho avuto, le magliette che non ho indossato, l’alba che non ho visto. Mia notte… Tu. Sei l’ombra che mi sfiora tutte le sere prima di infilarmi in un letto vuoto. Sei il corpo che mi avvolge, se chiudo appena gli occhi. Sei il ritratto di ieri, di quel che è stato.

Un anello spezzato, una chimera interrotta. Uno di quei miraggi destinati a rimanere tali, per sempre. Non parli di baci, Tu, perché sei in me prima ancora di avvicinarti. Lo hai sempre fatto. E adesso che vai non rimane che un istante, il più bello e luminoso di tutti…

La sintesi di un bagaglio di emozioni, talmente inteso ed unico da non trovare sufficienti parole per esser descritto o raccontato.

Ti tengo, Amore mio. Ti tengo ancora, fino alla fine mia, che questo sgretolarsi continuo accelera, di momento in momento. Ti tengo, finché rimane fiato in me. Ti tengo e conservo, insieme, ogni tua sillaba, ogni sussurro, ogni domanda… I tuoi crucci, i dubbi, gli abbracci e la volontà tutta vincente, proprio come sei Tu. A dispetto di tutto, di tutti.

Sei stato scritto per rivelarti Numero Uno. Lo sei, tesoro… lo sei…

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