Uomo: ma come ti vesti?

Uomo: ma come ti vesti?

Dandy che, stando alla rinomata enciclopedia Treccani, sta ad indicare il termine con cui, al principio del 19° sec., furono riconosciuti, in quel di Londra, gli uomini eleganti dell’epoca, primo fra tutti Lord Brummell, considerato arbitro indiscusso, in fatto di stile.

Ebbene, si era assai lontani, allora, dalla falsa convinzione che la moda maschile dovesse rispondere unicamente a criteri di rigore e riserbo. Se, ad un certo punto, grigio fumo di Londra e Principe di Galles, doppiopetto e stivali stringati, colori scuri o neutri, in alternanza, per non eccedere in eccessiva vivacità furono i dettami provenienti da Buckingham Palace, c’è da evidenziare che non sempre è stato così. Anzi…

LA MOSTRA

Ecco, allora, ancora una volta, proprio Londra ergersi a protagonista, per ufficializzare il ritorno della creatività nella sartoria, attraverso una mostra, interamente dedicata al tailoring. Fashioning Masculinities: The Art of Menswear: questo il titolo dell’evento, con cui il Victoria & Albert Museum intende esplorare la prospettiva odierna del vestire maschile e il suo ritrovato bisogno di originalità. Main partner, per l’occasione, Gucci che, sotto lo sguardo artistico di Alessandro Michele, ha voluto dare la sterzata definitiva ad una rotta ormai scontata, al limite del noioso, riportando in pista il brivido dell’imprevedibilità.

Suddiviso in tre sezioni – Undressed, dedicata alla biancheria intima; Overdressed, focalizzata sul guardaroba; Redressed, che si concentra sul completo e sulla sartoria classica britannica – questo inedito viaggio tra gli abiti ripercorre la continuità di intenti, che ha caratterizzato il gusto del ‘sesso forte’.

IDEE PROVENIENTI DA LONTANO

L’uomo si è esibito attraverso un bel vestire e una curata selezione di elementi che, ad oggi, attengono – di norma – all’abbigliamento femminile. Eppure, una scarpa con tacco rosso riconduce la memoria, per chi ne è al corrente, a Re Luigi XIV, colui che volle imporre alla sua corte i talons rouge. Persino la tanto decantata gender fluidity trova la sua principale matrice in un’enfasi androgina dell’acchittarsi, senza considerare l’estremo lusso di orpelli, pizzi e merletti del Duca di Norfolk presso la corte di Elisabetta I; dei sovrani di Spagna, in gorgiera e mantelli di velluto, con annessa gioielleria sovradimensionata che stonerebbe, nella visione ricorrente di businessman, in completo Cerruti.

Esplorando esempi concreti di come l’estro non sia un limite allo charme ma una sua componente essenziale, fino al 6 novembre 2022Fashioning Masculinities ospita le grandi firme di oggi, mettendole in confidenza con i ritratti cinquecenteschi. Così, le opere di Sofonisba Anguissola, l’Apollo Belvedere, l’Età di Bronzo di Auguste Rodin chiacchierano e ben si dispongo a cornice delle mise indossate da Timothée Chalamet e Harry Styles, Sam Smith e Billy Porter, asserendo che la parentesi di un’eleganza che si rifiuti di fare i conti con l’immaginazione ha indubbiamente chiuso i battenti.

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