Il brodo? Per noi conserva l’estro e il sapore di Sicilia…

Il brodo? Per noi conserva l’estro e il sapore di Sicilia…

di pisci fujutu: così, lo definiscono sull’isola di Trinacria, ma non solo. Si tratta, infatti, di una pietanza, tipica del Sud Italia, che rispecchia la tradizione che, da Napoli, si estende fino allo stretto di Messina.

La penisola è bella tutta, invidiata, per tanti versi, per la ricchezza della sua arte; per il gusto, innato, nella moda; per quel fascino nel del savoir-faire; per il portamento, indiscusso. Italiani, popolo eccezionale di poeti, santi, navigatori… come leggenda vuole. Coacervo di esperienze e di storia, con tutte le reminiscenze di un passato, in cui i contatti con altre culture non hanno fatto che arricchire la nostra.

Dunque, nel corso di quello che, allora, veniva ritenuto il Regno delle due Sicilie, soprattutto l’isola, appena al di sotto della Calabria, risentiva ancora della dominazione araba. Ad oggi, il cuscus trapanese è rinomato come sorta di valore culturale, universale, ereditato da un tempo, nella memoria, neppure troppo lontano. Gli Spagnoli hanno, invece, esportato, da queste parti, le tecniche di elaborazione del pesce e le cotture della carne. E’ così che, con estrema semplicità, ci si destreggia, ad oggi, tra bisque e brodi, ricchi di profumi e di sapori.

Ma torniamo a noi…

Il piatto in questione, almeno per quel che ne riguarda il nome, potrebbe avvicinarsi ad un’altra prelibatezza, di matrice partenopea. Vale a dire la pasta con le vongole fujute, specialità, figlia delle usanze più strettamente napoletane e che, solo in seguito, ha trovato posto nelle tavole dell’intero Stivale.

Immaginate, allora, di venire trasportati indietro nel tempo. Di fronte ai pescherecci, gli uomini – al mattino presto – montavano sulle proprie barche, pronti a fare ritorno per il pranzo. Mogli, madri, sorelle rimanevano affacciate alle finestre, assorte nei personali pensieri. Tra questi, il cruccio su quando e su cosa preparare da mangiare. Ed ecco, d’un tratto, l’idea. Sul fuoco, veniva inserita una pentola enorme, riempita con acqua e profumata con sedano, carote, cipolle e altre spezie, con la speranza di immergere, il prima possibile, il buon pescato fresco.

Se, al ritorno, le imbarcazioni venivano circondate da stormi di gabbiani, ciò significava che la pesca era stata fruttuosa. Diversamente, se questi ultimi aleggiavano in lontananza, evitando di avvicinarsi, non si trattava di un buon auspicio. Bisognava, di conseguenza e date le circostanze, evitare di abbattersi e industriarsi.

Si partiva a raccogliere, dalle rive del mare, qualche sasso; lo si trasportava in casa e lo si immergeva all’interno del brodo. Erano, difatti, proprio le pietre, ricche di effluvi marini, a rilasciare nell’intingolo un vago sentore del pesce, in realtà ‘mai pescato‘.

Da qui, il nome della ricetta. Una preparazione, in cui l’alimento principe è, appunto – come dialetto pretende – scappato. L’intervento del tempo ha fatto sì che vi fossero, a mano mano, una serie di modifiche; che subentrassero, in pratica, ulteriori accorgimenti, tanto che, nell’entroterra, si prese ad aggiungere, al tutto, un uovo sbattuto che, rimestato velocemente, si scioglieva, contribuendo al un sapore più deciso.

In questo caso, vogliamo riproporvela nella maniera più classica, partendo dal presupposto che non esistono dosi specifiche.

BRODO DI PISCI FUJUTU

Iniziare, sbucciando uno spicchio d’aglio. Schiacciarlo, poi, e tritarlo grossolanamente. Tritare finemente anche una cipolla, bianca o rossa, da unire all’aglio. Soffriggere il tutto in una padella, alta ed ampia, con abbondante olio.

In una ciotola, a parte, versare un barattolo di pomodori pelati; schiacciarli per bene ed unirli, di seguito, al soffritto. Quando diventerà più scuro e denso, versare due bicchieri di acqua. Lasciarla evaporare, per poi proseguire con altri 500 ml.

Aggiungere, a questo punto, coste di sedano a tocchetti; prezzemolo, con foglie e gambi e abbondante basilico. Con l’aiuto di un frullatore, ridurre in crema altri 2 spicchi di aglio, insieme ad altre foglie di prezzemolo. Unire il pesto al brodo, mescolare e lasciar cuocere, per circa 20/30 minuti.

Con il prodotto ottenuto è possibile condire la pasta, prepararla in umido, oppure utilizzarlo per i risotti o secondi in padella, secondo quanto suggerito da attitudini e/o preferenze.

Buon appetito!

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