Centaurus: non l’avevamo ancora prevista

Centaurus: non l’avevamo ancora prevista

Si chiama Centaurus e già – è il caso di sottolinearlo – preoccupa i virologi. Potrebbe, difatti, rivelarsi la protagonista delle prossime ondate. Un’ennesima variante – la BA 2.75 – di Omicron, rilevata, per la prima volta, in India, ad inizio maggio.

Adesso la ritroviamo, più vicina e insidiosa, nel Regno Unito – che non sembra perdersi neppure un capitolo di questa assurda avventura – come, pure, in Europa, Stati Uniti, Australia, Germania; perfino Canada. Un’osservata d’eccezione, speciale – almeno stando all’Oms. Ebbene, pare – dalle ultime notizie – che il nuovo virus si diffonda ancor più velocemente della forma precedente e ne stia prendendo il posto, dominante, in numerosi Paesi.  

​Lo scorso 7 luglio, il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) l’ha definita “variante sotto monitoraggio“, sospettata – per ora trattasi solo di illazioni – di essere più facilmente trasmissibile o associabile a malattie gravi.

Di fatto, la carta d’identità presenta 8 mutazioni della proteina Spike, che la distinguono da Omicron 2 e 11, rispetto ad Omicron 5 (responsabile, al momento, in Italia, di oltre il 60% dei contagi). Proprio l’alto numero di mutazioni, secondo gli esperti, aumenterebbe la fuga immunitaria. La possibilità, in sintesi, da parte del Covid, di evadere l’immunità raggiunta. E’ possibile reinfettarsi, anche dopo poco tempo, innescando – di conseguenza – un’ulteriore ondata pandemica. 

In India, poi, si parla della sottospecie in questione come di una infezione, ancor più diffusa del morbillo. Pericolosa, quindi, e illegibile. “È difficile prevedere l’effetto di tante mutazioni. Conferiscono al virus una proprietà jolly, in cui la somma delle parti potrebbe essere peggiore delle parti, individualmente“. I virologi, stando a quanto dichiarato, si trovano d’accordo.

Pertanto, Centaurus potrebbe “diventare dominante“. Altrimenti, potrebbe regalare un assaggio di quanto possibile nei prossimi mesi. Condurci – cioè – verso una serie di varianti di una variante, preludio di aggiuntive metamorfosi. 

L’anno scorso” – aggiungono gli studiosi – “eravamo convinti che Delta rappresentasse il culmine evolutivo, ma l’emergere di Omicron e il vasto aumento della variabilità e dell’evasività degli anticorpi è segno che non possiamo, come popolazione, seguire un piano simil-influenzale, per mantenere il passo con l’evoluzione virale“.   

Teniamoci pronti, è il sottinteso. Settembre è già alle porte, più vicino di quanto appaia… 

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