Da grande voglio diventare… Mediatore Culturale

Da grande voglio diventare… Mediatore Culturale

In cerca di lavoro? Provate a guadarvi intorno. La società in cui siamo inseriti è multietnica. Sono – più o meno – 2.200.000 gli immigrati che, attualmente, la compongono. Cifra, peraltro, destinata all’aumento. Un presenza ragguardevole di stranieri che, se da una parte arricchisce il bagaglio di una tradizione, già di per sé ampia; dall’altra, comporta – come è naturale che sia – squilibri, sotto svariati punti di vista.

Dunque, nel pieno di una fase di riassestamento, il ruolo del Mediatore Culturale pare ergersi a caposaldo, tra le figure professionali in ascesa; trade union, nel saper conciliare la cultura d’origine di chi emigra e quella del paese in cui desidera inserirsi.

Un professionista multilingue – per intenderci – che si occupa di favorire l’interazione ed il dialogo tra individui e gruppi. Cura, del resto, pure, il rapporto con le Istituzioni pubbliche e determina l’andamento del processo di inclusione di chi è appena giunto in un posto, fino ad allora sconosciuto.

Le competenze – nel dettaglio – riguardano:

  • Perfetta padronanza di almeno due lingue straniere
  • Formazione multiculturale
  • Conoscenza della legislazione, in materia di immigrazione
  • Conoscenza delle strategie per il contenimento dei conflitti
  • Ottime doti comunicative
  • Empatia e dialogo
  • Capacità organizzative e gestionali

Generalmente, si tratta di un lavoro, tramite il quale identificare ed interpretare le urgenze, le richieste e i problemi degli immigrati, adoperandosi a trovare le soluzioni più idonee. Una sorta di guida, per chi ancora non è inserito nel regime societario. Un supporto; non un mero traduttore.

A tal proposito, il requisito fondamentale sta – lo accennavamo – nella dimestichezza nelle lingue, nonché nella padronanza delle culture con cui ci si interfaccia. Tant’è, spesso si tratta di persone di provenienza straniera, ormai perfettamente inserite nel nostro Paese. Laureati – magari – in Mediazione Linguistica e Interculturale, in Lingue e Culture Straniere, in Traduzione ed Interpretariato, Scienze dell’Educazione, oppure in Giurisprudenza e Scienze Politiche. Gente, per lo più, con una solida esperienza di formazione nel sociale, che ha arricchito il personale bagaglio, attraverso ulteriori sessioni di studio, periodi di volontariato o di lavoro all’estero.

Dal titolo di scuola media superiore, dunque, si procede, seguendo un corso di (spesso gratuito), organizzato dagli Enti locali o dalle Regioni, con una frequenza media di 200/700 ore. L’obiettivo consiste nel formare gli interessati ed avviarli alla professione, presso i Centri, dove ne viene richiesta la presenza.

Tutt’oggi, non è ancora prevista una normativa specifica per la professione in esame. Esiste, tuttavia, la possibilità di prestare il personale servizio presso le Strutture pubbliche e nel settore no profit, oppure negli Uffici, erogatori di servizi pubblici generali per immigrati, dislocati nelle principali città, ma anche all’interno dei comprensori scolastici.

Un impiego, peraltro, assai apprezzato presso i Servizi sanitari locali, Commissariati di polizia, tribunali, carceri, Uffici pubblici, Scuole e persino dalle Associazioni sindacali e di categoria.

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