Maria Antonietta e le sue manie da boudoir

Maria Antonietta e le sue manie da boudoir

Maniere affettate, atteggiamenti à la page, cibi ricercati… quanto di meglio e più esclusivo si possa ambire, fin tanto che si tratta di Francia. In quanto, tuttavia, al concetto di pulizia, storia vuole che i nostri cugini d’Oltralpe non eccellessero, in tal senso.

Ecco, dunque, che sentir parlare di beauty routine, in relazione al ‘700, suona ben strano. Eppure, non dimentichiamo che la regina che più di ogni altra fece discutere di sé era, di origine, forestiera e che, per quanto riguarda i trattamenti da riservare a pelle, corpo e capelli fu Lei l’artefice della Rivoluzione.

I segreti e i rituali di Maria Antonietta, oggi come allora, sono sinonimo di lusso e vanità aristocratica. Eppure, alcune abitudini, rielaborate in salsa contemporanea, respirano di fortemente attuale.

Etimologia di un volto perfetto

Ossessionata dalla moda, sostenitrice delle arti, non poteva che aver studiato, a proprio beneficio, una cura meticolosa, che partiva dalla pelle del viso, affinché fosse perfettamente bianca e omogenea e ben idratata.

Secondo un testo dell’800: The Toilette of Health, Beauty, and Fashion, l’artificio di bellezza risiedeva nell’Eau Cosmetique de Pigeon e prendeva ispirazione direttamente da una ricetta danese. Un intruglio – per capirci – a base di meloni, cetrioli, succo di ninfee, limoni ma anche vino bianco e piccioni in umido, capace – si pensava – di garantire elasticità e morbidezza al volto, come nessun altro.

A seguire, ce lo svela un altro libro: A Scented Palace: The Secret History of Marie Antoinette’s Perfumer, la sovrana applicava l’Eau des Charmes, ottenuta dalle preziose gocce trasudate della vite, specificatamente nel mese di maggio, con funzioni astringenti. Insomma, un po’ come, ai nostri giorni, accade, quando adoperiamo tonico e latte detergente. A questo punto, venivano miscelati due cucchiaini di cognac, tre di latte in polvere, succo di limone e un bianco d’uovo, per effettuare una maschera, tocco finale per un incarnato più fresco e luminoso.

D’altronde, non era raro, nel periodo in questione, dover fare i conti con cicatrici, risultato di ferite subite in duello, oppure frutto del vaiolo. Dunque, la mania per l’esfoliazione o la scelta di un make up forzato non erano affatto inconsuete. La cipria bianca, o biacca – in tal senso, rappresentava il must have, vera mimesi contro i segni incancellabili, così come, in auge, era il rouge, da utilizzare sulle guance, fin sotto gli occhi, o sulle labbra, nelle diverse e molteplici gradazioni. Cosmetici, quelli a d’uopo, realizzati con pigmenti naturali o con polvere di piombo, dannosissima – peraltro – per l’organismo.

Capricci d’elite

Non dimentichiamo, poi, i lunghi bagni nell’acqua calda, consuetudine decisamente insolita, per i più. Immersa nella vasca, oltre a rilassarsi, l’Austriaca – come veniva appellata dal popolo – trattava l’incarnato con pinoli, semi di lino e mandorle dolci. In accompagno, sacchettini di mussola riempiti con crusca di riso contribuivano all’eliminazione delle cellule morte.

Che dire, ancora, del profumo. Sappiate che se ne faceva grande utilizzo, a Corte, proprio per celare i cattivi odori. Ebbene, l’Asburgo.Lorena era solita utilizzare oli essenziali, ma anche fragranze inedite, realizzate per suo personale vezzo, dal Maestro profumiere Jean-Louis Fargeon, che mescolava rosa, gelsomino e bergamotto.

Infine, la cura dei capelli: il biondo ramato, nascosto sotto pesanti parrucche grigie, veniva esaltato con erbe specifiche. Curcuma e rabarbaro, mescolati con zenzero e legno di sandalo, sono ingredienti, del resto, estremamente attuali nella formulazione dei preparati per le chiome. L’effetto era di vivacizzare il colore naturale e mantenere lucida la resa, secoli prima dell’invenzione di tinta e shampoo.

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