Benvenuti… alla tavola degli Egiziani

Benvenuti… alla tavola degli Egiziani

Certe abitudini, ammettiamolo, sono dure a tramontare. Se, poi, si tratta di far fronte alle necessità, l’argomento si fa ancora più corposo e, in fatto di cibo, è stabilito, tutti ne abbiamo bisogno.

Ecco, allora che, proprio come ora, esistevano – un tempo – alimenti prediletti e altri ‘proprio no‘. Introduciamoci, dunque, presso la tavola degli Antichi Egizi ed apprestiamoci a rubare loro… piccoli e grandi segreti.

Sappiate, innanzi tutto, che stiamo parlando di quelle che, oggi, definiremmo buone forchette, almeno stando alla varietà dell’alimentazione e alla frequenza dei pasti, nell’arco della giornata.

La colazione, tipica, era costituita da un piatto di fave cotte condite con aglio e limone, a cui faceva da rimando un più sostanzioso desinare di mezzogiorno, a base di legumi freschi. Piselli, in primis, seguiti a ruota da verdure crude come cetrioli, aglio, sedano, radicchio, cipolle e, infine, abbondante frutta. Quale? Datteri e poi uva, melograni, noci, prugne e fichi.

Il tutto, in genere, posto al di sopra di una porzione di pane schiacciato (pane arabo), che fungeva – ben inteso – anche da piatto; mentre, ripartito in più pezzi, lo stesso svolgeva la funzione di posata.

Le bevande? Tra le maggiormente diffuse – ovvio – il vino, riservato, tuttavia, solo alle classi sociali più elevate e la birra, assai diffusa tra la popolazione.

Cibi, peraltro… preferibilmente crudi, per via del clima e della scarsità, pure, del legno, usato con parsimonia.

Scelte, quelle alimentari, che ruotavano, come del resto accadeva per parecchi altri aspetti, intorno alle acque del Nilo, da cui dipendevano la possibilità di dedicarsi alla caccia, all’agricoltura e alla pesca.

Pesce e selvaggina, quali anatre, aironi e uccelli di passo che, però, apparivano solo sulle tavole imbandite dei Faraoni e dei ricchi. Praticamente mai, su quelle dei poveri.

Pecora, capra e maiale rappresentavano le carni, più utilizzate ed apprezzate. Nel contempo, buoi e mucche erano i prescelti, quando si trattava di selezionare gli animali da fatica, adatti alla lavorazione dei campi. Capre e pecore fornivano, d’altronde, anche il latte, usato più per la produzione dei formaggi che come bevanda.

Tante le ricette. Altrettante, le prelibatezze. Si andava dalla bottarga di Cefalo di palude – uova di pesce essiccate (batarekh) – alla zuppa di Molokhia, un tipo di verdura, alla quale venivano aggiunta carne, aglio, cipolla, olio e pepe. Pietanza d’eccezione, quest’ultima, che trovava unanime consenso, presso i Faraoni, come tra i contadini.

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