La formula del lavoro agile non è più solo teoria…

La formula del lavoro agile non è più solo teoria…

Chiamasi lavoro agile; lo abbiamo sperimentato nel periodo legato alla pandemia e, adesso, potrebbe finire per costituire la normalità. Non solo in forza ad un emendamento alla Legge di Bilancio, che prevede il mantenimento dello smart working per l’intero 2023, per lavoratori fragili e genitori, con figli minori di 14 anni. Ma anche per una nuova iniziativa, abbracciata da Intesa Sanpaolo, che intende inaugurare un nuovo approccio al telelavoro, sulla falsa riga di quel che, già da tempo, accade nel Regno Unito. Qui, da giugno, all’incirca 70 aziende sono passate alla settimana lavorativa di 4 giorni, con risultati – va evidenziato – evidentemente soddisfacenti.

Il Piano

Così, anche l’Istituto Bancario Italiano ha intenzione di dare spazio al progetto, consentendo, ai propri dipendenti di lavorare da casa fino a 120 giorni all’anno, a propria scelta, oppure optare per la settimana corta, di 4 giorni da 9 ore lavorative, a parità di retribuzione.

Pioniera, in tal senso, è stata, 7 anni or sono, l’Islanda, prima – nel 2015 – ad adottare il fatidico cambio di strategia: riduzione dell’orario lavorativo, a parità di stipendio percepito.

Un intendimento, per conciliare vita professionale e personale che, a partire da gennaio, offrirà l’opportunità a chi, tra i 74mila impiegati lo desideri, di ricorrere alla suddetta formula, per un tempo di 4 mesi, secondo le personali esigenze. Una vera e propria svolta, se non ci fosse – compresa, appunto – la clausola delle 9 ore lavorative al giorno. Non, quindi, una reale riduzione degli orari quanto, piuttosto, una – sia pur legittima – ridistribuzione.

Un’idea, da cesellare

Sia ben inteso, niente accordo con i sindacati, che non si sono visti riconoscere, per i lavoratori, una serie di garanzie. L’incremento – ad esempio – del valore del buono pasto, il riconoscimento del “buono pasto intero per le giornate di smart working“, “gli indennizzi per le spese energetiche e di connessione, oltre ad un contributo per l’allestimento della postazione di lavoro“. Un modello, invece, alternativo, che si propone a capostipite di nuove e future sperimentazioni sull’argomento, nel nostro Paese, ma anche all’estero, dove ugualmente i pareri risultano, tuttora, contrastanti.

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