Quel gatto che assomiglia proprio… ad una sfinge

Quel gatto che assomiglia proprio… ad una sfinge

Nella dicitura originaria è conosciuto come Sphynx. Di sicuro rimane, tra i gatti senza pelo, tra i più famosi e amati. Certo, non è il solo rappresentante di una famiglia, evidentemente assai più vasta. Si va dal Gatto Elfo al Peterbald; dal Gatto bambino al Donskoy, al Kohona. Tutti esemplari che, però, al di là delle analogie si distinguono, per caratteristiche estetiche e comportamentali del tutto personali e persino il loro prezzo, volendoli acquistare, può variare parecchio.

Si passa dagli 800 ai 1.200 €. Se, però, si ha a che fare con un esemplare da riproduzione, si alza, anche fino a 2500 €.

Ebbene, in fatto di peculiarità, iniziamo con lo sfatare un mito e cioè dicendo che, a dispetto di quanto si possa ipotizzare, la razza in questione ha poco a che fare con l’Egitto.

E’, anzi, il gatto sfinge, relativamente recente nella storia dell’umanità, comparendo per la prima volta alla fine del XIX secolo. Due esemplari, si presume ultimi discendenti di una tipologia di felini aztechi: Dick e Nellie, destinati a non lasciare, tuttavia, eredi. Privi di pelo, per via della mutazione del gene recessivo hairless, vennero identificati, allora, appunto come hairless mexican.

Nel corso dei decenni furono avvistati diversi altri esempi di senza pelo, ma fu solo a metà circa degli anni ’70 che la proprietaria di un allevamento riuscì, in seguito a numerosi tentativi, ad inaugurare una discendenza, fondamentale nel perpetuare la specie.

Altro passaggio pregnante; siamo nel 1978 quando, presso un allevamento, nascono i primi cuccioli, in seguito agli accoppiamenti di Punkie e Paloma, due gattine trovatelle. Da qui, la progenie di un micio robusto e resistente, dotato di orecchie piazzate, aperte alla base e smussate in cima. Gli occhi grandi, poi ed espressivi, ripercorrono la caratteristica forma a limone; per quanto riguarda la cromatura, invece, ce n’è per tutti i gusti. La testa si contraddistingue per la forma triangolare e, alla base, il collo è muscoloso e piuttosto lungo: dettaglio – quest’ultimo – tipico dei machi.

La coda è robusta alla base e si assottiglia progressivamente, man mano che ci si avvicina all’estremità. E’ interessante notare che, in taluni casi, può presentare un piccolo ciuffo sulla parte finale, accreditata con lo pseudonimo di coda di leone.

Inutile sottolinearlo, la peculiarità più evidente è l’assenza di peluria. Ciò non di meno, capita che l’animale presenti un manto tigrato, maculato o tortie. Inoltre, a cambiare è anche la conformazione del derma, che dà origine a tre varietà principali: rubberpeach e wax. Nel primo caso, la sensazione, al tatto, è quella di un materiale gommoso e soffice. Nel secondo, ricorda qualcosa di setoso; nell’ultimo, è liscio ma antiscivolo. Strutture che, evidentemente, richiedono attenzioni non convenzionali, in merito alla pulizia.

Passando al carattere, si tratta di un animale straordinariamente affettuoso e allegro che, tuttavia, soffre parecchio la solitudine. Intelligente e socievole, va d’accordo – d’altronde- con gli esseri umani e /o con gli agli ‘abitanti’ della casa.

Sensibile – come facilmente intuibile – al freddo, necessita di un ambiente casalingo, caldo ed accogliente. In tal senso, va nutrito con cibi altamente proteici, atti a conservarne l’adeguata temperatura corporea. Mangia molto e spesso, per via dell’elevato metabolismo. Orecchie e degli occhi, per finire, ne comportano i punti deboli: per della formazione di cerume, nel primo caso; della forte lacrimazione, nel secondo.

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