Alla scoperta della città perduta di Zippalanda…

Alla scoperta della città perduta di Zippalanda…

In molti, per lungo tempo, hanno pensato si trattasse di una leggenda. Un racconto, passato di voce in voce, tramandato di generazione in generazione, che vedeva protagonista la città santa degli Ittiti; la sede del dio della Tempesta, storica dimora del suo palazzo reale. Un luogo misterioso, Zippalanda che, a dispetto di fantasie e illusioni, potrebbe, oggi, palesarsi finalmente alla luce.

OLTRE L’IMMAGINAZIONE

Un team internazionale di archeologi guidato dall’Università di Pisa, ha infatti rinvenuto, di recente, una strana costruzione a forma di cerchio, realizzata – appunto – durante il II millennio a. C. Il ritrovamento, presso il sito di Uşaklı Höyük, nella Turchia centro-settentrionale, cuore dell’altopiano anatolico, assieme ad altri, parte delle precedenti campagne di scavi, potrebbe contribuire a confermare, insomma, la veridicità di quel che, finora, rappresentava solo una chimera.

“L’interpretazione… è molto difficile, al momento e sarà necessario un’estensione dei lavori, che permetta di farsi un’idea di cosa ci sia attorno…“.

Parola di esperti, che aggiungono: “La sua collocazione, a nord di quello che, probabilmente, è il principale tempio della città, non lontano dal fiume che scorre vicino alla base degli spalti ci fa, però, propendere per una interpretazione in chiave rituale“. Del resto, “non ne sono documentati di simili, in altri siti contemporanei“. Se così fosse, non farebbe che accreditarsi ulteriormente l’ipotesi che Uşaklı possa corrispondere, in verità, al territorio centro di culto, sede di un santuario e di una residenza reale, menzionato – peraltro – “in diverse feste, cui prendeva parte il re“.

PROPRIO COME UN PUZZLE

In quindici anni di indagini, insomma, il lavoro degli archeologi ha permesso di far riemergere i resti di edifici monumentali e frammenti di tavolette con iscrizioni in cuneiforme, accelerando la ricostruzione, almeno ideale, di un periodo di primaria importanza per il Vicino Oriente e il bacino orientale del Mediterraneo.

Architetture e materiali, quelli ritrovati, la cui consistenza e qualità mostrano anche come il sito sia stato occupato in maniera estesa, a partire dalla fine dell’età del Bronzo Antico, fino all’epoca romano-bizantina, con sporadiche tracce più fresche, che arrivano sino al dominio ottomano.

Progetto, quello in questione, vanto di una squadra di studiosi a direzione italiana, che vede protrarsi il proprio impegno, in tal senso, fin dal 2008.

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