L’attrazione è ancora fatale, ma manca l’elisir di una volta…

L’attrazione è ancora fatale, ma manca l’elisir di una volta…

Di anni ne ha compiuti, da poco, 36. Correva, infatti, il 1987 e quella vecchia volpe di Adrian Lyne si affaccendava, per incendiare i suoi spettatori – cosa non nuova, per il nostro – grazie alle prestazioni, rigorosamente fuori dalle righe, degli allora protagonisti Michael Douglas e Glenn Close, di una storia ‘a tutto fuoco’.

Attrazione fatale – insomma – ha fatto epoca, elargendosi a metà strada tra film erotico e thriller psicotico. Un classico, da 6 Nomination all’Oscar e un saldo, al botteghino, pari a 320 milioni di dollari.

Non male, per l’avvocato Dan Gallagher e l’editor Alex Forrest. Lui sposato, con tanto di figlioletta al seguito. Lei, libera come l’aria e desiderosa di saziare le proprie passioni… e pulsioni. Dunque, l’avventura bollente di qualche giorno si trasforma, in breve, in una sorta di incubo…

Abbiamo fatto in tempo persino a dimenticarlo, l’infausto incontro e, adesso, torna a titillarci l’immaginazione, in forma di serie tv, su Paramount Plus. Regia di Alexandra Cunningham. Interpreti, nell’ordine, Joshua Jackson e Lizzy Caplan.

Ora, teniamo conto che la trasgressione non fa più notizia – non certo come una volta – né provoca scandalo assistere al disfacimento di una famiglia perfetta, a causa di una donna determinata a non lasciarsi mettere da parte, dopo un’avventura.

L’Alex di allora era autolesionista, carnefice, minacciosa, imprevedibile, tanto da far finire il povero Dan dietro le sbarre, con l’accusa di omicidio. Vittima, Lui, della malattia mentale dell’amante. Oggi, si riparte proprio da qui. Anzi, si riprende da un finale censurato e trasmesso solo in Giappone, in cui Alex si suicida tagliandosi la gola e, vendicativa più che mai, lascia accanto a sé un coltello su cui sono impresse le impronte digitali di Lui.

Geniale, la donna e perfida fino all’inverosimile. Ingenuo, oltre ogni aspettativa, l’uomo, malcapitato, di fronte alla ‘pazza’ di turno’.

In breve, secondo le dinamiche del racconto, sono trascorsi 15 anni e ci ritroviamo di fronte ad un Dan, appena uscito dal carcere, imbolsito, un po’ avvilito e deciso a fare i conti con un’ingiusta punizione. Determinato, soprattutto, a riconquistare l’amore di sua figlia. L’indagine procede, così, a ritroso, in un alternarsi di passato e presente, per meglio comprendere – noi – ciò che accadde. Risistemare, tassello dopo tassello, le cose al loro posto.

Si citano le scene cult – ovvio – ma il tutto manca della potenza di ieri; rimane edulcorato, illanguidito, senza dubbio, meno impattante. Nel sequel – remake manca la ragione per cui restare incollati allo schermo, almeno secondo le aspettative di allora. Interviene, invece, un nuovo elemento, vale a dire proprio la figura di Ellen, bambina oramai diventata donna, giovane tormentata che, forse, a dispetto di tutto, anche di presunti nodi che vengono al pettine, potrebbe riservare parecchie sorprese…

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