Diario di A. L’angolo delle risposte
Timidamente, provo a rispondere.
Inutile dire il mio nome, che tanto non è quello che conta ma raccontare la mia personale esperienza. Quello sì. Facciamo finta che mi chiami Luisa. Allora, Luisa è una persona – e sottolineo persona – presa da anni in una storia che non le calza più bene indosso. Lui… il lui di turno, uguale o simile a tanti altri lui, era, inizio della nostra storia, dolce, amorevole, protettivo, intenso. quel che più conta, affettuoso. Che non significa ‘solo’ premuroso. I suoi gesti nei miei confronti manifestavano interesse, prima ancora che affetto. Interesse… anche fisico, intendo.
Ecco. Gentile, nel tempo, lo è rimasto ma qualcosa, per il resto, o più di una cosa, è fortemente cambiata. Mi rendo conto di avere accanto un uomo potenzialmente ambito da tante altre. E’ tuttora pieno di doti… Quello che, in tempo, si sarebbe detto un brav’uomo e so che, probabilmente, dovrei accontentarmi. Poi, però, mi accorgo che manca quel che serve a concimare un rapporto. Sono anni che non mi sfiora – oh, sì, carezze, ma nulla di più – non mi guarda come è giusto si guardi una compagna, almeno. Avvicinarsi, poi, nemmeno l’ombra e dopo un tempo incalcolabile , oramai, di infinita e logorante pazienza, mi chiedo se non sia davvero giunto il momento di voltare pagina.
Me lo chiedo, non perché l’amore si asceso (non da parte mia) ma perché mi accorgo sempre di più che non si può amare per due. E mi domando se non sia tempo, invece, di cominciare ad amare me stessa. Il mio Decluttering comincia da qui. Come si dice: si chiude una porta e si apre un portone. Ebbene, al di là della soglia spero di trovare, prima di tutto, me e, se tutto va bene, anche qualcuno che, finalmente, mi corrisponda appieno…
Grazie per la possibilità di sfogo, Luisa
Vediamo… Decluttering…
io sono una persona girovaga, irrequieta, per natura. Mai paga e mai appagata. Mai ferma su se stessa. Mai uguale a se stessa. del resto, non si dice che il genio non lo fa l’intelligenza ma la curiosità?
Ecco, allora, senza peccare di presunzione, sono convinta di stare tra quelli un tantino sopra la media, se non altro perché, di prima mattina, accendo il cervello che, anzi, in certi casi dovrei imparare a spegnere. Ebbene, il mio Decluttering si concretizza, per una volta tanto, nel provare a fermarmi. Mettere radici, parliamoci chiaro, non è il mio forte. non ne ho mai avute e faccio fatica ma ho incontrato una persona…
Penso: trovare casa, dividerla insieme, dare garanzie all’altro che ci sarò domani e anche dopodomani e il giorno dopo ancora… E magari stupirmi, per prima, per il fatto che la faccenda possa rivelarsi meno complicata di quanto sembra. Paura? In verità ne ho parecchia. Paura di fallire… nel senso: di deludere le aspettative; di accorgermi di non riuscire; di non avere continuità. Ma, se rifletto, mi dico che di scappare sono stufa. Illudermi di essermi salvata da qualcosa che, in realtà, desidero, mi appare folle. probabilmente gli unici paletti li metto io o li ho messi, fino a questo momento.
Vorrei disfarmi delle mie ‘cattive abitudini’. Tutto qui. Fidarmi, degli altri ma prima ancora di me e vedere, per una volta, come va…
Saluti, Anonima
Per me, la parola Decluttering ha un senso letterale.
Sono disorientata, voglio dire, spesso e disordinata. Il fatto è che , nel mio caos, mi ci ritrovo, a dispetto dei rimproveri. Così, mi risulta difficile pensare di fare ordine. Ogni volta che sto per sbarazzarmi di qualcosa, oltretutto, le cose diventano ancora più complicate. vengo assalita da dubbi, sensi di colpa, rimorsi e finisco per non decidermi mai. Fosse anche, l’oggetto da buttare, qualcosa di assolutamente inutile, non riesco a rinunciarci. Sono un’accumulatrice seriale? D’altra parte, se è lì, ci sarà pure una ragione, mi ripeto. Un motivo che non vedo ma che c’è, evidentemente. E se, lo stesso oggetto, magari lo perdo e poi lo ritrovo, queste ragioni suonano anche più valide.
Allora mi domando: siamo proprio sicuri che il Decluttering serva?
Grazie, Perla
Vengo da un periodo di profondo lutto.
Ho perso il mio cane, a cui ero legato da anni. Non riesco ancora a specificare se il male peggiore sia stato vederlo andar via o riporre la sua roba. Ciotole, guinzaglio… sapete, tutte quelle cose che servono e che sono sue e solo sue. Boh, man mano che inscatolavo ogni oggetto, mi sentivo sempre più solo e perso e se avessi tenuto tutto come prima, facendo finta di niente, ne sono convinto, sarei stato anche peggio.
Mi limito – perciò – a suggerire di fare una cosa per volta, secondo quanto dice lo stomaco. il resto verrà da sé, credo.
In bocca al lupo, Lorenzo