The Untouchables: storia di una storia vera

The Untouchables: storia di una storia vera

Parliamo di film e che film! Un vero e proprio cult, uscito nel 1987 e diretto da Brian De Palma, basato sul romanzo omonimo di Oscar Fraley ed Eliot Ness

Gli intoccabili è assurto al ruolo di classico nella storia del cinema, pellicola da vedere e ri-vedere e ri-vedere ancora, per mille e più motivi. A cominciare dalla storia, che lo vuole ambientato nel mondo malavitoso e criminale dei primi del ‘900, in quel degli Stati Uniti d’America. Basato, fate bene attenzione, su storie vere e su accadimenti, che hanno finito per influenzare la politica statunitense di quegli anni e di quelli, poi, a venire.

LA TRAMA

Dunque, siamo a Chicago, in pieno Proibizionismo – ci troviamo nel cuore degli anni Trenta – e non solo la vita delle gente comune ma persino la criminalità organizzata ha dovuto fare i conti con le nuove regole del vivere quotidiano.

Abilmente, Al Capone (alias Robert De Niro) è riuscito a trasformare le limitazioni governative nel suo regno proficuo. Il commercio illegale di alcool ne ha fortificato il potere, rendendolo il vero Signore della città e, grazie alla corruzione di buona parte delle forze dell’ordine, l’uomo può proseguire nell’espansione del suo impero, scevro dal dover fare i conti con eventuali ostacoli o nemici.

Non ha, però, considerato Eliot Ness (Kevin Costner), un agente del Ministero del Tesoro, delegato del compito di arginare il traffico illegale e arrestare il rivale e i suoi scagnozzi. Ruolo, niente affatto semplice, soprattutto dato il grado di corruzione della Polizia locale. Ness sa di non poter contare sui suoi colleghi, anzi.

In suo favore interviene, tuttavia, Jimmy Malone (Sean Connery), un poliziotto irlandese dalla morale ferrea, a cui si vanno ad aggiungere, nell’ordine, George Stone (Andy Garcia) e Oscar Wallace (Charles Martin Smith), un contabile, che spera a sua volta di incastrare il malvivente, per evasione fiscale.

E’ così che prende il via una vera e propria guerra lungo le strade cittadine, protagonisti i membri della squadra, sottoposti in prima persona ad una serie di violenze. Dolore, inteso tuttavia come redenzione e determinazione, con lo scopo ultimo di trascinare Capone dietro le sbarre e non fermarsi prima, per nulla al mondo.

UN RACCONTO CHE PIU’ VERO NON SI PUO’

Avvincente, come altrettanto di impatto è l’idea che si tratti di fatti veri, realmente accaduti. L’eroica – che non si potrebbe definire altrimenti – lotta di Eliot Ness contro Capone rischiava di cadere nel dimenticatoio, se la faccenda non fosse stata ‘riesumata’ alla morte del poliziotto, nel 1957. A quel punto, le testate giornalistiche di Chicago riportarono alla luce l’intera vicenda, rendendola di dominio pubblico.

Primo passo, a cui fece seguito la pubblicazione del libro che lo stesso Ness aveva scritto a quattro mani con Oscar Fraley. Troppo interessante, la cronaca degli accadimenti, per non derivarne, almeno, un format televisivo. Così fu, tanto che la serie, di enorme successo, andò in onda dal 1959 al 1963.

Successivamente, divenne fonte di ispirazione per Brian De Palma, intenzionato a dirigere un film il più possibile attinente alla realtà. Per tale ragione, il regista assunse, tra gli altri, Albert H. Wolff, ultimo sopravvissuto del mitico team, che aiutò anche Kevin Costner nella costruzione del suo personaggio. Inutile far presente che esistono, nella narrazione, una serie di licenze, atte unicamente allo spettacolo.

Sebbene, ad esempio, fosse vero che Al Capone era solito utilizzare una mazza da baseball, non ha mai ucciso nessuno – come invece lascia pensare il girato – in una serata di gala, in presenza della stampa. Non solo, l’uomo, enormemente intelligente, aveva perfettamente compreso che dare la caccia agli Intoccabili avrebbe messo ancor di più l’accento sui suoi illeciti, attirando l’attenzione di chi non era nel suo libro paga. Pertanto, avrebbe ordinato, laddove possibile, di corrompere. Non certo di uccidere.

Addirittura, è diventato leggendario il tentativo di comprare Ness, proponendogli una tangente di mille dollari (al cambio attuale, trentamila dollari), ogni lunedì. Proposta – ovviamente – rifiutata, tanto che, in punto di morte, l’agente si trovava sull’orlo della bancarotta.

Nato nel 1902 da immigranti norvegesi, Ness crebbe nella parte meridionale di Chicago, un quartiere in cui, per sopravvivere, toccava farsi le ossa. Dopo la laurea universitaria, decise di collaborare con il cognato, entrando a far parte del bureau che si occupava del proibizionismo. Da allora, non si contano i tentativi per farlo ‘deviare’. Gli fu rubata – tra l’altro – la macchina e messo sotto sorveglianza il telefono. Amici e informatori vennero seguiti e presi di mira. Nessuna tra le manovre intimidatorie suscitò, tuttavia, l’effetto sperato, tanto che l’epiteto di Intoccabili nacque proprio sulla falsariga di quanto finora descritto.

Aspetto, quello dell’incorruttibilità, sottolineato anche da De Palma. Fatto sta, i due, Ness e Al Capone non si incontrarono mai di persona, prima del processo – datato 1931- per evasione fiscale, al termine del quale il Re della mala fu condannato a undici anni di reclusione.

Figlio della fantasia è, invece, il personaggio interpretato da Sean Connery. Malone è stato creato – come dire – a favore di camera, per aumentare il pathos di una storia, già di per sé mozzafiato.

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