Diario di A.
ATTO VIII: “Irresistibile, come il cioccolato“
“I am hypnotized when I see your grace
But I need to keep the distance…“
Si traduce così, in due sole, brevi righe, il senso di tanti anni. C’è una canzone a fare da specchio, ad occupare gli spazi e il senso di un percorso, che ci ha visti insieme e poi separati, a più riprese.
Respiravi di primavera, la prima volta che ti ho visto e, in un solo istante, mi hai stregata. Mi hai prelevata da un mondo che non mi piaceva, non mi assomigliava e mi stava stretto, per di più, per trascinarmi – volontariamente o meno, questo è tutto da vedersi – nel tuo, di mondo.
Un universo sommerso, nascosto, velato ma che, con me, si è sempre reso manifesto. Parlavano, allora come adesso, i tuoi occhi, la delicatezza dei gesti, la cura… e le labbra facevano quasi da surrogato a tutto il resto. Rappresentavano un di più. Un di più – sia chiaro – per parte mia, desiderato, voluto, atteso…
Tre parole, dunque, per rovesciarmi la vita a tracciarne un confine e il tempo, lo confesso principalmente a me stessa, non ha potuto nulla. Il varco che si è creato quel giorno non si è più richiuso, nonostante gli anni, nonostante le acrobazie nel vedersi o nel lasciarsi andare, reciprocamente spinti uno verso l’altra e poi di nuovo lontani, per ritrovarci ancora, coscientemente, con più determinazione di prima.
Trascinata via, io da te, ma mi sono ravveduta, con il trascorrere del tempo, che si trattava unicamente di un’onda. Allora, mi sono lasciata cullare, da questa sorta di carezza continua. Mi sono fidata: di te… e pure di me, scavalcando timori, perplessità e paure e concedendomi di attraversare una strada che, in apparenza, sembrava tanto distante… e invece. Invece siamo qui, oggi come allora, io che vedo la mobilia uscire da casa, quasi che pezzi interi di quel che sono stata fino ad ora si sgretolino e tu che ti proponi, timidamente, discreto come sai essere Tu… Ti proponi come luogo di rifugio, alla stregua di un porto sicuro in cui trovare riparo.
Chi lo avrebbe mai detto! Eri il più ‘fragile’ tra noi due o, magari, così mi era parso. Invece sei qui, stabile, saldo, determinato come non ti ho mai visto e ti racconti, mi abbracci, mi avvolgi… Premuroso, attento, dolce e vivo. Armato di una positività concreta che ti rende, ai miei occhi, immarcescibile.
Tu e le tue poche parole che poi diventano un fiume e, adesso, quel ruscello tiepido, seppure d’inverno, assume i tratti – inaspettatamente e con sorpresa – di una valanga di risate. Mi scaldi e mi riempi il cuore…
E mi metti al corrente delle tue, di paure. Delle manie, dei dolori e delle gioie, nella volontà autentica che Io collimi con Te. Ti scopro ‘umano’ e vulnerabile e, perciò, ti percepisco ancora più vicino di sempre.
Siamo composti della medesima radice: questo lo sapevamo. Ci assomigliamo, per certi versi e ci sosteniamo, nostro malgrado. Creature in fuga, noi. Anime notturne ma capaci di risplendere.
Non ti ho ritrovato, poiché non ti ho mai perso. Questo è il punto ma mai hai brillato come ora. Non per me, almeno. Quindi, mio grazioso Amico di una vita, non ti chiedo di rimanere, in questa occasione ma di prendermi per mano e portarmi via con te…
Vi aspetto. Attendo i vostri consigli, i commenti, gli sfoghi, o tutto quel che vi attraversa la mente. E’ un portfolio di idee e riflessioni questo e quel che se ne ricava – ne sono convinta – può rivelarsi in ogni caso utile, non soltanto per me…
Scrivetemi! Scrivete a Diario di A.: evamielefederica@gmail.com Sarà un piacere ascoltarvi, rispondervi, confrontarci insieme…