Omicron dai mille volti…
Omicron: ma non ce l’eravamo lasciato alle spalle? E invece no. A quanto pare, le versioni 4 e 5 del virus, che finora ci ha fatto tribolare, spaventano – adesso – l’Europa.
Stando al Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie Ecdc, le nuovissime varianti sono destinate a destare preoccupazione, in Ue. Così si racconta, almeno, nell’ultimo aggiornamento epidemiologico diffuso di recente, citando il Portogallo come esempio dello scenario in prospettiva.
BA.4 e BA.5 – questi i nomi che identificano le nuove manifestazioni virali – sono state identificate, per la prima volta, in Sudafrica, rispettivamente a gennaio e febbraio 2022 e, da allora, sono diventate dominanti, nell’area in questione.
L’Ecdc evidenzia come entrambi i lignaggi contengano mutazioni specifiche nel dominio che lega il recettore della proteina Spike (Rbd), rispetto a Omicron 2 (BA.2). Studi preliminari suggeriscono un cambiamento significativo nelle proprietà antigeniche, soprattutto in paragone alla primissima espressione di Omicron.
Il quadro mostrato dal Portogallo, dunque, e che desta una certa ansia, è la tendenza all’aumento delle proporzioni delle varianti per BA.5, nelle ultime settimane, accompagnata da un aumento del numero di casi Covid e del tasso di positività ai test.
L’Istituto Nazionale della Salute portoghese ha stimato che BA.5 rappresentasse già circa il 37% dei casi positivi, all’8 maggio 2022. Un vantaggio di crescita giornaliero maggiore per quest’ultima, nei confronti dell’appena precedente, del 13%, in linea con quanto riportato dal Sudafrica. Sulla base di un siffatto tasso di crescita, BA.5 è destinato, pertanto, a rendersi dominante, nella nazione in discussione, entro il 22 maggio prossimo.
E da noi? In Italia, “il 3 maggio scorso la variante Omicron” di Sars-CoV-2 “aveva una prevalenza stimata al 100%, con BA.2 predominante“, a sfiorare il 94% “e la presenza di alcuni casi delle sotto-varianti” citate sinora. È la fotografia scattata dalla flash survey, condotta dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute, insieme ai Laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler.
Il resto, per ora, rimane esclusivamente immaginabile e su carta. Ma occorre mantenersi costantemente all’erta. Pericoli ed ulteriori reiterazioni rimangono – a quanto pare – dietro l’angolo.
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