Qui si riscrive la storia…a due zampe

Qui si riscrive la storia…a due zampe

E se a camminare, anziché sul piano, avessimo imparato… stando arrampicati sugli alberi?

Certo, c’è di che rimanere stupiti. Eppure, stando ad una recente ricerca pubblicata sulla rivista Science Advances, i primi ominidi potrebbero aver sviluppato la capacità di stare su due gambe, proprio per muoversi tra un ramo e l’altro, anziché sul terreno, come si riteneva finora.

L’ipotesi dei biologi evoluzionisti era strettamente legata all’idea che, solo dopo aver imparato a camminare, i primati avessero sviluppato un cervello più grande. Il bipedalismo – in sostanza – era ritenuto il passo preliminare, necessario per tenere libere le mani, al fine di utilizzare e trasportare gli utensili. Persino il celebre Charles Darwin, padre accreditato delle teorie evoluzionistiche, si trovava, al riguardo, d’accordo. Come pure, pressoché in contemporanea, Karl Ernst von Baer, fondatore dell’embriologia ed eclettico scienziato dell’inizio del XIX secolo. A suo dire: “la postura eretta è solo la conseguenza del maggiore sviluppo del cervello“.

Invece no. Tutto da rifare. Anzi, riformulare. Dopo aver studiato il comportamento di alcuni scimpanzé che vivono liberi in Tanzania, gli autori del nuovo studio hanno concluso… esattamente il contrario. Tesi, quest’ultima, che scarta completamente la vecchia ipotesi della Savana.

Il ritiro delle foreste nel tardo Miocene-Pliocene, avvenuto circa cinque milioni di anni fa e gli habitat più aperti della Savana non furono, in realtà, un catalizzatore, per l’evoluzione del bipedalismo“, ci fanno sapere gli esperti. “Al contrario, gli alberi, probabilmente, sono stati essenziali per la sua evoluzione. La ricerca di alberi che producono cibo potrebbe aver rappresentato un fattore chiave“. Il mondo, insomma, che gira alla rovescia o, almeno, il mondo che, fino ad adesso, avevano immaginato.

Del resto, si tratta della prima indagine mirata, sull’argomento, con tanto di osservazioni sul posto. Vale a dire che, per giungere alle loro conclusioni, gli scienziati hanno monitorato un gruppo specifico di scimpanzé, che abita la valle Issa, confrontando il loro comportamento con quello di altri gruppi, presenti nelle fitte foreste africane. Va specificato che quest’area della Tanzania presenta le medesime condizioni in cui avrebbero vissuto i nostri primi antenati, milioni di anni fa, composto da fitte zone boschive.

Nel complesso, lo studio ha rilevato che gli scimpanzé di Issa trascorrevano sugli alberi lo stesso tempo di altri scimpanzé, che vivono in fitte foreste“, si spiega. Tradotto: “Nonostante il loro habitat più aperto” – gli scimpanzé di Issa – “non erano, complessivamente, più terricoli, come ci si aspettava“.

In sintesi, durante i 15 mesi di esperimento, gli autori hanno osservato il comportamento di 13 scimpanzé adulti e hanno registrato e catalogato migliaia di movimenti.

Gli scimpanzé di Issa non trascorrono più tempo a terra, rispetto agli scimpanzé che vivono negli habitat forestali. Ciò indica che non è una regola che meno alberi portino a più tempo trascorso a terra“, si conclude. Sebbene la teoria vada verificata altrimenti, certo è che offre una nuova interessante prospettiva su come potrebbero essersi evoluti i primi antenati dell’uomo, spalancando un inedito capitolo nell’esplorazione del nostro passato collettivo.

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