Cuckold: forse non tutti sanno che…
Nel 1964, Antonio Pietrangeli tracciava il ritratto di una società – quella bresciana – indaffarata ed opulenta ma, evidentemente, non abbastanza operosa per dissimulare la noia. Talmente avvinghiata tra le maglie della monotonia, da condursi verso ‘strategie inusitate’, pur di risollevarsi da quel suo fare borghese, viziato dal ripetersi di un etichetta priva di sbavature.
Specchio di questo quadro morale è Maria Grazia – alias Claudia Cardinale – ignara vittima delle voluttà decadenti di un marito – nella specie Ugo Tognazzi – inquieto ed irrequieto. Troppo, per ammettere a se stesso la verità.
La pellicola: ‘Il magnifico cornuto‘, adattamento, a sua volta, della pochade Le cocu magnifique (1921) di Fernand Crommelynck, è astutamente arredata dalla colonna sonora, edita Armando Trovajoli. La notte che son partito, di Jimmy Fontana, basta a spalancare il sipario disfattista di un matrimonio ‘malato’. Sofisticata lascivia, alimentata dal corrosivo desiderio che ogni motivo di turbamento abbia a trovare fondamento nella realtà.
Cuckold: andiamo a vedere di cosa si tratta
Ebbene, tutto cambia niente cambia. Oggi quanto ieri, esiste la pratica battezzata: ‘cuckold‘. Vale a dire, la sorta di miraggio in cui lo sposo altro non anela, se non assistere all’infedeltà della di lui coniuge. Sfacciatamente. Senza pudore.
Il ghiribizzo di condividere la propria donna, a quanto pare, accomuna molti. Più di quanto sia intuibile. Una fantasticheria sotto traccia, che si scandisce dal voyerismo al sesso di gruppo e che, spesso, nel dipanarsi dei fatti, rischia di deludere.
Imbarazzo, gelosia, vergogna, rabbia… del resto, salgono a galla, nel momento in cui vengono fagocitate dalla pruderie. E sviluppa quella nota di risentimento, inconsapevole, prevedibile… fino ad allora, assente.
La scienza dice che…
Secondo David Ley, di Psychology Today, la diffusione del fenomeno va rintracciata nel diffondersi della ‘cultura pornificata’. Conseguenza dell’esagerata abbuffata che il porno sbatte in faccia al pubblico, soprattutto maschile. Un successo, dato dal fatto che la situazione – ai limiti del controverso – stuzzica l’orgoglio, incentivando – non di meno – il livello del testosterone. E che trova una spiegazione anche di matrice scientifica. Una sorta di risveglio degli istinti ancestrali, laddove la partita – a tre – vede i cacciatori contendersi la preda/moglie, nella consapevolezza che, alla fine, la direzione rimarrà sempre l’unica possibile: la via di casa.
Ne sventolano il vessillo coppie manifestamente femministe. Quelle in cui viene coltivato il grado di assertività della componente muliebre. Una concessione, generosa ma elargita dall’alto, a ben guardare. Sottile perversione, in cui la volontà di indipendenza si traduce in liberazione sessuale, ma continua – intrinsecamente – a respirare di sottomissione.
Non ci si può esimere dal notare come questa esplicazione del BDSM tragga i riferimenti dal duplice atteggiamento del dominatore/dominato. Il doppio ruolo di carnefice e vittima, in contemporanea, assai più eccitante di qualsiasi altra morbosa fantasia.
Ultima ma non ultima, la teoria di Dan Savage, secondo cui il tradimento rappresenti la primigenia fobia maschile. Una maniera, dunque, per esorcizzarla, sia pur non supportata da prove empiriche.
Vero? Falso? Determinare gli orizzonti della libido, le coincidenze del piacere… è assai complicato. Ognuno sa e tace… o rivela. A seconda di quanto crede. Di quanto esige, per se stesso.
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