Quel feto venuto da lontano… era stato scambiato per un uccello
E’ così piccolo… eppure conta migliaia di anni. La sua esistenza non è notizia nuova. Il sarcofago in cui era contenuto è stato rinvenuto già diverse stagioni fa, ma l’attenzione verso l’oggetto tumulato al suo interno è stata posta solo in tempi più recenti.
Così, l’Egitto continua a spogliarsi dei suoi segreti, regalandoci inediti tesori.
Gli scienziati della Western University hanno effettuato una Tac, curiosi di svelare cosa si celasse al di là delle bende e quella che, finora, si era ritenuta la mummia di un volatile, si è invece manifestata per ciò che realmente rappresentava: un feto, di circa 28 settimane.
Ritrovato lì, sulle sponde del Nilo, in quell’arco di tempo che ha preceduto la conquista di Roma. Era stato tumulato – ce lo racconta il Daily Star – all’interno di una tomba, risalente a circa 2100 anni fa.
Il ritrovamento risale all’Egitto tolemaico
Non un falco bensì… un feto. Ha smesso di svilupparsi – stando al rapporto degli esperti – tra la 23esima e la 28esima settimana di gestazione. La mummia, conservata presso il Maidstone Museum e classificata come ‘EA 493- Mummia di falco del periodo tolemaico‘, è stata esaminata più approfonditamente, nel 2016.
Il team di ricercatori, stupefatto a sua volta, ne ha evidenziato il sesso: femminile e la grave malformazione che lo caratterizza. E’ affetto da anencefalia, una patologia che comporta l’assenza totale o parziale della volta cranica o dell’encefalo.
Gli studiosi ipotizzano che la piccola sia stata concepita nel periodo tolemaico, epoca che si estende dalla morte di Alessandro III il Macedone (Babilonia, 323 a.C.) fino alla battaglia di Azio del 31 a.C., che vide la sconfitta di Marco Antonio e Cleopatra, da parte di Ottaviano.
Ultimo atto, prima che il Regno si piegasse alla supremazia dell’Impero, divenendone provincia o – più nello specifico – il granaio, in sussidio alla Sicilia – di personalissima proprietà del Primo Cittadino di Roma.
Rivelazione figlia… di un’altra scoperta
La scoperta, sorprendente, fa da eco ad un’altra, similare e altrettanto ‘sui generis’. Si tratta di un feto, ancora una volta – databile 600 a.C. – abortito alla 18esima settimana di gestazione e sepolto in quella che allora doveva essere una piccola bara – 44 soli cm di lunghezza – in legno di cedro.
Inizialmente si supponeva che i reperti, che fanno capo a Giza e dal 1907 sono custoditi presso i locali del Fitzwilliam Museum di Cambridge, corrispondessero agli organi interni, estratti durante il processo di mummificazione di un uomo adulto. Ma una microtomografia ai raggi X – spiega Focus – ha permesso di chiarire come in effetti stessero le cose. Il piccolo, i cui resti sono individuabili tra il 664 e il 525 a.C, aveva un braccio incrociato sopra al petto, una forma di sepoltura usata per i faraoni del Nuovo Regno (dal 1550 a.C.).
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